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Quando l'isolamento da coronavirus non ti fa dormire

CANTONEQuando l'isolamento da coronavirus non ti fa dormire

10.04.20 - 06:10
La situazione attuale sembra essere in grado di generare delle problematiche del sonno. I consigli dell'esperto
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Quando l'isolamento da coronavirus non ti fa dormire
La situazione attuale sembra essere in grado di generare delle problematiche del sonno. I consigli dell'esperto
Non mancano però le reazioni inverse: «Un calo dello stress lavorativo, in certi tipi di insonnia, può portare a dei benefici»

LUGANO - Ditte e attività commerciali chiuse. E l'obbligo a rimanere in casa, praticamente in pantofole, tutto il giorno. Una manna dal cielo per il lavoratore dipendente che può finalmente riposarsi, verrebbe da pensare. In realtà, l'emergenza coronavirus sta avendo non solo ripercussioni sulla sanità e l'economia, ma anche sulla psiche della popolazione. Stress, ansia e paura per il futuro, infatti, sono dietro l'angolo, come conferma il professor Mauro Manconi, responsabile della Medicina del Sonno del Neurocentro della Svizzera italiana.  

«Al momento non abbiamo dei dati certi, ma solo impressioni generali. Tuttavia, la condizione di isolamento sembra essere in grado di generare delle problematiche del sonno - spiega Manconi -. Quello che può succedere è che si vada a perdere la regolarità dei ritmi del ciclo sonno-veglia, dell'alimentazione e dell'attività fisica. Ne consegue un disturbo del ritmo sonno-veglia, più che una vera e propria insonnia».

In che modo si verifica?
«Con una routine casalinga meno scandita dagli impegni abituali, si tende a perdere le proprie abitudini, ad alterarle. Specie allungando il tempo trascorso a letto o magari facendo un utilizzo eccessivo di device elettronici. Questo può avere delle ripercussioni sul sonno».

C'è chi, poi, ha già a che fare con l'ansia...
«Ci sono certe insonnie, in particolar modo proprio quelle connesse all'ansia, che possono subire un peggioramento. La situazione attuale può accentuarle in alcuni soggetti. Lo stiamo vedendo anche nei bambini e negli adolescenti».  

Probabilmente, qualcuno invece ne trarrà giovamento
«In alcuni contesti, certo, questa situazione può essere benefica. Un calo dello stress lavorativo, in certi tipi di insonnia, può portare a dei benefici. Ovvio che in determinati contesti lavorativi insorga la preoccupazione economica relativa a questa contingenza particolare, ma vediamo anche situazioni di miglioramento e questo ci dovrebbe far riflettere su alcuni ritmi lavorativi che sono un po' troppo sostenuti nella società moderna. Abbiamo la possibilità di veder "girare" il mondo a una velocità diversa. E non è tutto negativo quello che ne deriva».

Prove concrete in questo senso?
«In queste due settimane abbiamo visto un calo degli arrivi anche per patologie gravi, come ictus e infarti. Difficile interpretare questo dato, ma non va escluso un calo dello stress. Poi, ovviamente, il contesto è quello tragico di una pandemia, però non è detto che ciò che accade non comporti un miglioramento per certi tipi di insonnia».

I pazienti si rivolgono ancora a voi in questo momento?
«Ovviamente sì. Non possiamo visitarli, però facciamo tanti consulti telefonici, anche per non farli sentire abbandonati a loro stessi».  

Un suggerimento che si può dare a chi sta vivendo problemi relativi alla qualità del sonno a causa di questa situazione?
«Il più importante è quello di cercare di non perdere i propri ritmi. Può essere certamente opportuno dormire mezz'ora in più, per recuperare e riposarsi, però non bisogna stravolgere le abitudini. Quando si è in condizioni di isolamento ciascuno tende ad andare verso il proprio ritmo biologico, il proprio cronotipo. Chi è un "gufo" tenderà ad andare a letto più tardi e svegliarsi più tardi. Chi è un'"allodola", farà l'opposto. Andrà a letto prima e si sveglierà prima. Possiamo assecondare ciò, ma fino a un certo punto. Se la mia sveglia era alle 7, per esempio, la potrò mettere alle 6:30 o alle 7:30. E questo deve valere anche per gli orari dedicati all'alimentazione. Inoltre, anche se restiamo a casa, dobbiamo cercare di fare un po' di attività fisica, soprattutto nella prima parte della giornata. E cercare di essere esposti alla luce del sole. Magari anche un'oretta fuori sul terrazzo».

Tv e telefonini?
«È facile che in questa fase si ecceda nell'utilizzo dei device elettronici. Questo non dovrebbe essere fatto nelle due/tre ore prima di andare a letto. Perché può comportare un'alterazione del sonno. La televisione ha un impatto minore rispetto agli strumenti che richiedono un'interazione da parte del soggetto. Penso quindi soprattutto a social network e videogame. La tv può essere vista la sera, però ciò dovrebbe avvenire fuori dalla camera da letto».

Altro da evitare?
«Occorre fare attenzione alla gestione dei farmaci. Chi ha dei momenti di insonnia, in questa fase, ha meno possibilità di riferirsi al medico e quindi potrebbe tendere ad aumentare un po' la medicazione fai-da-te. Ciò va evitato. Bisogna tenere presente che i medici sono contattabili telefonicamente, lo siamo anche noi presso il nostro centro. Offriamo consulti telefonici, ovviamente sempre con richiesta del medico e quindi come fossero delle visite. Per quanto possiamo, cerchiamo di stare vicini ai nostri pazienti. Anche con delle terapie per l'insonnia per via telematica, in videochiamata».

 

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