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LUGANOSi manifesta contro la "guerra di Erdogan"

17.10.19 - 09:00
In difesa del modello di autogoverno del Rojava scendono in piazza associazioni e partiti
keystone (archivio)
Si manifesta contro la "guerra di Erdogan"
In difesa del modello di autogoverno del Rojava scendono in piazza associazioni e partiti

LUGANO - «Da oltre una settimana i carri armati e gli aerei turchi stanno attaccando il Rojava e l’esperienza di autogoverno della Siria del Nord-Est, causando centinaia di vittime, migliaia di feriti e centinaia di migliaia di sfollati». In difesa del modello di autogoverno del Rojava «basato sulla liberazione delle donne, sulla democrazia diretta e sulla diversità etnica e religiosa», un gruppo di associazioni e partiti (Csoa Il Molino, Collettivo Scintilla, ForumAlternativo, I Verdi, Partito Socialista, Movimento per il socialismo, Iol’8ognigiorno) ha deciso di scendere in strada per manifestare contro la guerra (l'appuntamento è per sabato 19 ottobre, ore 14, in Piazza Dante a Lugano).

«La guerra di Erdogan mira cancellare i risultati di democratizzazione raggiunti dai popoli curdi, siriaci, arabi e le altre etnie che vivono insieme pacificamente nel nordest della Siria da diversi anni - sottolineano gli ideatori della manifestazione -. I popoli della regione, grazie alle loro donne, hanno imparato a guardare il mondo con "occhi di donna", costruendo una società fondata sull’uguaglianza, sulla tolleranza, sull’ecologia. Una società dove ogni carica pubblica è doppia, perché applica il principio della co-presidenza e dove esistono le unità di difesa femminili, le comuni delle donne. La guerra di Erdogan, è finalizzata a cancellare nel sangue un progetto democratico unico nella regione, iniziato nel 2012 in Rojava, che grazie alla determinazione e coscienza popolare, ha portato alla sconfitta dello Stato Islamico».

«Le responsabilità politiche e militari dell’attacco bellico, oltre che nel regime turco, vanno cercate nelle mire delle grandi potenze regionali, che rischiano di generare nuove migrazioni di profughi e mantenere tutto il Medio Oriente in situazione di conflitto permanente - si prosegue ancora -. Da una parte gli Stati Uniti, che si ritirano lasciando all’alleato NATO e acquirente di miliardi di armi, campo libero nella repressione del tentativo di autogoverno nella Siria del Nord. Dall’altra l’acquiescenza russa, che nonostante la ripresa del dialogo fra la federazione della Siria del nord e governo di Assad in funzione di protezione delle popolazioni sotto attacco, non nega lo spazio aereo ai bombardieri di Ankara, perché l’indebolimento delle strutture autonome del Rojava è funzionale alle proprie mire geopolitiche. Infine la falsità dell’Unione Europea, che a parole condanna l’attacco turco ma sottostà di buon grado al ricatto dei profughi, pur di non compromettere lauti affari economici. Non da ultimo la Svizzera, che al di là di semplici parole di circostanza, non propone nessun atto concretto per fermare la barbaria».

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