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LUGANOMolinari: «Sarà una risata che li seppellirà»

13.09.19 - 09:26
Gli organizzatori della manifestazione commentano la scelta del Municipio di creare una zona rossa: «un pretesto fomentato ad arte per creare paura e strade vuote»
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Molinari: «Sarà una risata che li seppellirà»
Gli organizzatori della manifestazione commentano la scelta del Municipio di creare una zona rossa: «un pretesto fomentato ad arte per creare paura e strade vuote»

LUGANO - Ieri il Municipio di Lugano aveva comunicato di aver deciso di delimitare una zona a cui il corteo dei molinari, previsto per domani, non potrà accedere. «Tale decisione garantisce, da un lato, l'esercizio dei diritti costituzionali ai manifestanti e, dall'altro, il corretto svolgimento delle altre manifestazioni già programmate nella zona centrale della città, tra cui la Corsa della Speranza» commentava ieri il Municipio.

La reazione del CSOA il Molino non si è fatta attendere, e attraverso un comunicato utilizza parole dure nei confronti della Città di Lugano, che viene definita «città vetrina impaurita», ma non solo.  

Zona rossa - A non essere digerita dai promotori della manifestazione è proprio la zona rossa creata dal Municipio, «un pretesto fomentato ad arte per creare paura e strade vuote» scrivono i molinari. 

Non solo. La zona off limits della città di Lugano viene paragonata a quelle di altre città, dove si sono verificati importanti scontri. «Le zone rosse ci riportano a inizio anni duemila. Genova, Davos, Praga. Città blindate, polizia che spara (Götebrog), polizia che uccide (Genova) e arresti, torture, traumi e repressioni». 

Percorso - La manifestazione attraverserà «quei quartieri che la “grande Lugano” vorrebbe trasformare o che sta già trasformando in non luoghi, securizzati, elitari e puramente rivolti al consumo» si legge sempre nel comunicato. 

Stando ai molinari, il timore della Città «non è tanto quello della devastazione e del saccheggio, ma la paura della contaminazione e della forza delle idee». 

In ultimo i molinari ci tengono a ribadire che «in un mondo in cui un confine, una legge o un conto in banca valgono più della vita di un essere umano o di una foresta millenaria, chi realmente devasta e saccheggia sono lo stato e il capitale».

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