Il sindaco Roberto Salmoiraghi parla di un piano di risanamento globale e boccia l’idea della cooperativa per riaprire il Casinò: «Gestione temporanea diretta e poi facciamo una gara d’appalto».
CAMPIONE D’ITALIA - «È chiaro che ormai il “sistema” Campione deve cambiare. Si devono fare dei tagli forti per rimettere in equilibrio l’economia del paese e quella amministrativa». Non ha paura di assumere posizioni impopolari, anzi rivendica la necessità di farlo, il sindaco dell’enclave Roberto Salmoiraghi. E anche se qualcuno potrebbe pensare che con il paziente in coma (il comune è in dissesto e il Casinò chiuso) la medicina arriva tardi, lui ribatte: «Basta indugi. Entro una settimana, al massimo dieci giorni, sarà pronto un piano di risanamento globale che presenteremo al Ministero dell’interno». A quanti gli chiedono un passo indietro, il sindaco ribatte: «Io il passo lo faccio in avanti. Perché sono stato democraticamente eletto. Certo ho anche dei detrattori, ma questo è normale. Giro tranquillamente in paese e partecipo al presidio. E in molti ci spronano a non mollare».
Signor sindaco, rispetto alla dieta imposta, cioè alla messa in mobilità di 86 dipendenti comunali, questo piano su cosa si fonda?
«Premetto che la delibera sui dipendenti non è ancora stata assunta, ma dovrà esserlo nel giro di poco tempo. Il piano di risanamento parte invece dal fatto che se viviamo nel contesto di un’economia svizzera, i lavoratori di Campione d’Italia debbono essere paragonati a quelli del vicino Ticino. Lo stesso per i dipendenti comunali. I salari andranno rapportati all’economia in cui si vive. Altrimenti il sistema salta per aria e verrà qualcun altro con la scure».
Quindi un messaggio ai campionesi o a Roma?
«Nessun messaggio. Qui si tratta solo di rimettere in equilibrio un paese e un’azienda. L’unico sistema è quello dei tagli salariali. Altri non ce ne sono. Anche visto da fuori non è più concepibile pensare di vivere in una nicchia. Campione che ha vissuto di consuetudine, ora ha bisogno di regole fisse. Regole che vanno riscritte».
Anche perché l’abbassamento delle pretese sembra imposto… O no?
«Ormai il sistema è saltato. Torniamo a fare i pescatori o ci rimbocchiamo le maniche per rimettere in equilibrio l’intero sistema. Ci sono campionesi che lavorano in Svizzera con stipendi ticinesi e vivono qui in modo decoroso. Basta invece agli squilibri».
Come verranno scelti i sedici dipendenti comunali che non finiranno in mobilità?
«Innanzitutto c’è una norma di legge che ci obbliga a fare questo. La legge dice che quando un Comune è in dissesto bisogna avere un dipendente ogni 138 abitanti. I residenti a Campione (tolti gli Aire) sono 1995 che fanno 16 sugli attuali 102. A parte che con 16 dipendenti non è possibile gestire la macchina… Abbiamo chiesto al Ministero di fare una deroga a questa norma che non tiene conto della nostra particolarità. Da un esame fatto ne servirebbero una cinquantina. Deroga o meno, oggi siamo obbligati a rispettare la legge, pena una denuncia alla Procura della corte dei conti».
E la scelta su chi resta?
«Noi individueremo il numero minimo di persone per singola area o ufficio. Dopodiché ci sono i criteri dettati dalla legge, come l’anzianità, i figli a carico, etc. Poi ci sarà una trattativa sindacale. Sappiamo però che così in pochi il Comune non potrà garantire gli attuali servizi. Da qui la richiesta di deroga».
Per il Casinò invece che ricette avete? Cosa pensa di questa proposta di creare una cooperativa di dipendenti?
«La legge oggi dice che il Casinò può essere gestito da una società pubblica a totale partecipazione del Comune. La società pubblica è fallita ma la legge è rimasta. Non si possono fare altre cose. Io vedrei certo una modifica della norma di legge, che consenta di dare in appalto la casa da gioco attraverso una gara di tipo europeo. Smettendo di fare il socio unico, che è la cosa più deleteria possibile, il Comune darà in affitto il Casinò. Nel frattempo potrebbe anche esserci una gestione temporanea diretta da parte del Comune».
Quando sente i suoi compaesani che dicono vorremmo essere annessi alla Svizzera…?
«È un’ipotesi folcloristica e dettata dall’attuale sconforto, ma bisognerebbe chiedere agli svizzeri cosa ne pensano (ride, ndr). Comunque una grande solidarietà da parte dei ticinesi l’abbiamo trovata».
L’architetto Mario Botta ha scaricato un po’ sui committenti campionesi il gigantismo della sua creatura… Che si fa di quest’enorme struttura?
«L’architetto Botta si è sempre lamentato di questa sua opera incompiuta perché priva della parte a lago. Certo oggi come oggi l’edificio andrebbe rivisto in un’ottica di struttura polivalente con altre funzioni. Penso che sia anche questo il pensiero dell’architetto con cui mi trovo d’accordo».