Il glaciologo Giovanni Kappenberger misura la febbre al Basodino: «Lo scudo di neve invernale si è praticamente sciolto, da adesso in poi la situazione può diventare critica».
«Basterebbe una piccola nevicata...». Sembra un miraggio sognare la neve in questa estate bollente, ma il glaciologo Giovanni Kappenberger non dispera. Basterebbero dei temporali, un brusco abbassamento delle temperature e lassù il grande malato godrebbe di una insperata mano o manna dal cielo. Non risolutiva, ma solo per… tirare a campare. Perché quella del 2018, spiega lo studioso, «è un’estate che farà molto male ai ghiacciai».
Un laboratorio a cielo aperto - Da anni il meteorologo in pensione di Locarno-Monti ha fatto delle nevi “eterne” del Basodino, in alta Val Bavona, il suo laboratorio di studio. L’osservato speciale è in una fase molto delicata: «Lo scudo nevoso dello scorso inverno è praticamente consumato. Per fortuna è caduta molta neve e lo spesso manto ha finora ritardato la fuoriuscita del ghiaccio. Ma ormai questa protezione è quasi consumata del tutto e la situazione può diventare critica. È una questione di colore, più il ghiacciaio è bianco più riflette energia, più è scuro più ne assorbe e si consuma».
Sette centimetri vale un metro - A logorare il ghiacciaio non sono tanto i picchi di temperatura, ma è la serie ininterrotta di giornate calde che peggiora il quadro generale: «Ogni giorno di bello e caldo in più è micidiale per il ghiacciaio. Perché porta alla luce un’ulteriore porzione scura di ghiaccio». Ma la situazione oggi, ripete, «non è ancora drammatica e il bilancio non è ancora negativo. Però se continua così la perdita sarà veloce». Quanto, gli chiediamo: «Molto. Fino a sette centimetri di ghiaccio al giorno che corrispondono a una nevicata di quasi un metro di polverosa invernale. Questo può accadere in una giornata estiva con l’isoterma di zero gradi sopra i quattromila metri (ndr, ieri gli 0° si misuravano a 4250 metri)».
Estati dilatate e micidiali - Il Basodino è l’osservato speciale di Kappenberger, che lassù effettua il “bilancio di massa”, misurando la variazione di superficie piantanto paline e paletti. «A fine maggio c’erano in media 4 metri e mezzo di neve, bella compatta. A fine estate misurerò le perdite, ma ora si vede il ghiaccio». L’inverno, come per gli esseri umani, è la stagione in cui si fa provvista: «Il ghiacciaio per stare bene ha bisogno di mettere su massa grazie alle nevicate che lo compattano. Ma poi sono queste estati micidiali e dilatate a determinarne l’andamento».
Se arretra troppo… - La lenta agonia dei silenziosi giganti dal cuore di ghiaccio mette parecchia malinconia. «Più che tristezza… Per me i ghiacciai sono gli indicatori di qualcosa che sta cambiando e anche per questo ne parlo. Dopodiché anche io vado in là con gli anni e il Basodino me lo ritrovo sempre più distante e se dovesse arretrare troppo… (sorride, ndr). Ma mi sento privilegiato a poter salire per osservarlo. Mi appassiona cercare di capire cosa sta succedendo».