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VACALLO-CANNOBIO

«Così, mio marito è morto inutilmente»

A cinque mesi dalla frana costata la vita a un motociclista ticinese, lo Stato italiano si rimangia le promesse. Nessun intervento sulla Statale 34. Lo sfogo dei famigliari
«Così, mio marito è morto inutilmente»
A cinque mesi dalla frana costata la vita a un motociclista ticinese, lo Stato italiano si rimangia le promesse. Nessun intervento sulla Statale 34. Lo sfogo dei famigliari
CANNOBIO - La tragedia non è bastata. Dopo la frana costata la vita a un motociclista ticinese a marzo a Cannobio, il Governo italiano si è rimangiato le promesse. Ai famigliari del defunto, il 68enne Roberto Rigamonti, farmacista...

CANNOBIO - La tragedia non è bastata. Dopo la frana costata la vita a un motociclista ticinese a marzo a Cannobio, il Governo italiano si è rimangiato le promesse. Ai famigliari del defunto, il 68enne Roberto Rigamonti, farmacista di Vacallo, è giunta oggi la notizia di quella che definiscono «un'incredibile mancanza di rispetto». Gli interventi di messa in sicurezza della Statale 34, la Verbania-Brissago, non si faranno.

Investimenti negati - Il primo a protestare è stato il sindaco di Cannobio Giandomenico Albertella, in una presa di posizione diffusa ieri. Nel programma degli investimenti pubblicato nei giorni scorsi dal Ministero delle infrastrutture italiano, «per la statale 34 non è previsto nessuno stanziamento» protesta Albertella «nonostante la strada abbia diversi tratti a rischio a causa dei versanti montani instabili».

Lo sfogo - Gli interventi di messa in sicurezza erano definiti «urgenti» dallo stesso ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, all'indomani della tragedia. «Evidentemente si è trattato dell'ennesima presa in giro» commenta la vedova del 68enne raggiunta da tio.ch/20minuti. «Quello che fa più male, è pensare che la morte di mio marito non è servita a niente. Non è stato un incidente inevitabile: si poteva e doveva intervenire prima». E aggiunge: «Che non si intervenga nemmeno ora, è una mancanza di rispetto per il nostro dolore ma anche un atto irresponsabile: quanti altri incidenti serviranno?».

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