La maggior parte dei casi avviene nei reparti di pronto soccorso
BELLINZONA - Un’auto che sfonda l’ingresso dell’Ospedale Civico di Lugano? Quello avvenuto la scorsa estate è un fatto più unico che raro. Non si può invece dire lo stesso per gli episodi di violenza nei reparti di pronto soccorso con cui, così come nel resto della Svizzera, il personale sanitario deve fare i conti anche nel nostro cantone. «Ogni anno nelle strutture dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC) viene segnalata una settantina di aggressioni nei confronti del personale (si tratta degli episodi annunciati dal personale stesso, ndr)» ci dice infatti il dottor Mattia Lepori, che coordina i servizi di emergenza e di pronto soccorso dell’EOC. Almeno due terzi di questi casi riguardano proprio il pronto soccorso. Quelli rimanenti avvengono invece negli altri reparti di cura. «Negli ultimi anni in Ticino il dato è comunque stabile - assicura - con una flessione nel corso del 2016».
Dagli insulti alle aggressioni fisiche - Nella maggior parte dei casi si tratta di attacchi verbali, quali insulti e minacce. «Ma non sono eccezionali anche le aggressioni fisiche» sottolinea il nostro interlocutore. Alla base di questi episodi ci sono poi più motivi scatenanti. Da una parte si tratta di aggressioni perpetrate da pazienti con disturbi psichici, che possono essere anche molto violente e richiedere l’intervento della polizia. Dall’altra ci sono i casi scaturiti da pazienti o accompagnatori, «a volte per l’attesa giudicata troppo lunga o per un senso di insoddisfazione per le cure prestate». E spesso fanno la loro parte il consumo di alcol o stupefacenti da parte degli aggressori, da cui anche la presenza di periodi definiti come “caldi”. «Per esempio quello del carnevale a Bellinzona» ci spiega Lepori.
«Il personale rischia di perdere la motivazione» - Come reagisce il personale sanitario ticinese? «Nell’immediato è tenuto a preservare la propria incolumità e quella degli altri pazienti presenti nel reparto» afferma. «Se necessario - continua - viene richiesto l’intervento degli agenti di sicurezza e/o della polizia». Al personale viene inoltre fornita una formazione specifica sull’approccio al paziente violento. Non sono però ancora previsti dei corsi di autodifesa, ma si tratta di «una possibilità che stiamo valutando» precisa il nostro interlocutore. Gli episodi di violenza possono inoltre avere un effetto negativo sul personale, quali l’insorgere di un sentimento di frustrazione e la perdita di motivazione.
Un allarme come in banca - Per quanto riguarda la sicurezza, nelle fasce serali in tutti gli ospedali sono presenti agenti privati (che svolgono anche altri controlli all’interno delle strutture). Nei servizi di pronto soccorso è inoltre presente la videosorveglianza, mentre gli uffici sono dotati di un sistema di allarme alla polizia che viene attivato con un pulsante. «È simile a quello presente in banche e altre attività» conclude Lepori.