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CANTONEL'economia ticinese "ha superato la metà del guado"

23.10.15 - 10:31
Presentato uno studio nel quale si analizzano i punti di forza e le criticità del mondo economico locale. La sensazione è che il Ticino non sia più esclusivamente “a rimorchio” del resto del Paese
Foto Ti-Press
L'economia ticinese "ha superato la metà del guado"
Presentato uno studio nel quale si analizzano i punti di forza e le criticità del mondo economico locale. La sensazione è che il Ticino non sia più esclusivamente “a rimorchio” del resto del Paese

BELLINZONA - È stato presentato oggi a Bellinzona uno studio sul mondo economico ticinese e sui suoi assi di sviluppo per il quadriennio 2016-2020. Il quadro illustrato dal Direttore del Dipartimento delle finanze e dell'economia Christian Vitta e dal Direttore della Divisione dell'economia non ha delle tinte troppo fosche: la sensazione è che il Ticino non sia più "esclusivamente “a rimorchio” dell’economia svizzera, ma semmai “un po’ più in là di in mezzo al guado”".

Più vicini alla media nazionale - Il Cantone sta lentamente convergendo verso la media nazionale, osserva il documento redatto dal professor Mauro Baranzini con la collaborazione di Marco Bernasconi, Remigio Ratti e Adrian Weiss. Tre gli ambiti dove questa tendenza si vede particolarmente bene: l'esportazione di beni, la produttività del lavoro in generale, e nella disoccupazione. "Il nostro Cantone" si legge ancora nelle conclusioni dello studio "beneficia di tutti questi parametri macro-economici positivi a livello nazionale; per contro la bilancia commerciale cantonale è leggermente deficitaria, ma non ha sofferto per ora della rivalutazione del franco; anzi nel primo semestre del 2015 le esportazioni ticinesi di beni sono aumentate, sia pur di poco, in termini nominali e reali". La stessa bilancia commerciale svizzera per ora non avrebbe sofferto in termini reali a causa della mossa della Banca Nazionale del 15 gennaio.

Vantaggi e svantaggi - Viene citata pure un’elaborazione dell’Istituto di Ricerche Economiche (IRE), che dimostrerebbe che il Ticino si classifica bene per quanto riguarda: il livello della qualità della vita; la produttività del lavoro (ottava posizione nel contesto nazionale); la struttura imprenditoriale; l’accessibilità. Gli svantaggi si osservano a livello di capitale finanziario, "dovuto al basso saggio di risparmio visto sopra (ma è veramente un criterio appropriato, in un contesto di grande liquidità del settore finanziario?" si chiede Baranzini); il tasso di occupazione dai 15 ai 65 anni; l’innovazione e l’innovatività; i centri decisionali e innovativi; la struttura della popolazione e la struttura sociale.

Negli ultimi anni il Ticino è cresciuto economicamente meno rispetto alla media nazionale. Lo scarto retributivo, solo parzialmente compensato da un costo della vita leggermente più basso, è del 15% e inoltre "il dumping salariale che si registra in certi settori ha avuto un effetto distorsivo sulla relazione tra produttività e retribuzione del lavoro, cosa che non favorisce la competitività della nostra economia cantonale". Un problema è poi il basso rapporto tra occupati e residenti. 

I settori chiavi - Sono quattro i settori chiave per il rilancio del Ticino, come indicato dal rapporto BAK2014: le Life-sciences, la moda, la meccanica ed elettronica, e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Accanto a questi ambiti "sono state anche individuate delle piste di fiancheggiamento più generali che dovrebbero promuovere l’economia cantonale in generale, e cioè il settore della formazione accademica e professionale, quello della mobilità, della sanità, e della politica dell’innovazione. Particolare attenzione viene infine posta sul settore finanziario e para-finanziario, su quello farmaceutico e della ricerca in bio-medicina e sull’organizzazione aziendale e imprenditoriale".

Ipotesi d'intervento - Varie le riflessioni e le ipotesi d'intervento. Le deduzioni a favore dei redditi alti fondate "su un concetto di ‘generosità’ ma non su quello di ‘socialità’" creano distorsioni che si potrebbero eliminare "almeno in parte e in modo soft". Le aliquote d'imposta, ferme dal 1976, potrebbero essere aggiornate "nell'intento di fermare l'esodo di contribuenti facoltosi (ben conosciuto dagli addetti ai lavori) e di contestualmente aumentare l'attrattività fiscale del Ticino. Occorrerà muoversi gradualmente anche in considerazione della fragilità della finanza pubblica ticinese". Una strategia di riduzione delle aliquote viene pure caldeggiata, e per quanto riguarda i globalisti si dovrebbero considerare, oltre al reddito, la sostanza o il patrimonio.

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