Cerca e trova immobili

TICINOAl cinema film vietati ai minori di...

02.08.12 - 07:00
Marco Baudino, presidente della Commissione cinema giovani, ci spiega come funziona il limite d'età attribuito a un film.
Tipress
Al cinema film vietati ai minori di...
Marco Baudino, presidente della Commissione cinema giovani, ci spiega come funziona il limite d'età attribuito a un film.

Quali sono i criteri che determinano il limite d’età di visione di un film?
"Possiamo modulare il limite secondo quello che noi, come membri della commissione, riteniamo corretto per salvaguardare l'evoluzione psicofisica dei giovani. I criteri sono quelli sanciti dalla legge sui cinematografi, che vieta ai minori di 16 anni di assistere alla proiezione di un film con un contenuto tale da poter esercitare un’influenza traumatizzante o pericolosa per la loro educazione. In particolare sono ritenuti tali i film che esaltano alla violenza, offendono la dignità umana, invogliano a compiere reati e dove hanno una parte rilevante la pornografia, il razzismo, la giustificazione del male e delle droghe. Per casi eccezionali il limite può essere portato da 16 a 18 anni.

Teniamo comunque conto dell’evoluzione dei tempi, del costume, dell’etica, della morale di una società in continua evoluzione e movimento, con un occhio d’attenzione in più verso quello che è la violenza, di cui ci sono diverse rappresentazioni. Pensiamo a quella splatter, tipo Pulp fiction o Kill Bill, dove c’è un effetto violento ma è talmente moltiplicato da risultare grottesco. Poi c’è la violenza fantastica, come in Alien, che pur essendo truce resta staccata dalla realtà; in questo caso un bambino non distingue fra la realtà e la fantasia ma un adolescente sicuramente sì. Abbiamo inoltre la violenza giustificatrice, ed è quella rapportata al contesto della storia; come ad esempio in un film di guerra la violenza serve per la comprensione del film, spiega come è la realtà. In ultimo abbiamo la violenza normalizzatrice, quella che viene accettata anche se altamente negativa, ed è la più temibile. Pur non avendo giustificazione viene enfatizzata e si finisce per acquisire il senso di una violenza positiva, addirittura rassicurante.

Non c’è un’età minima per le limitazioni, anche se non mettiamo film vietati ai minori di 3 anni. Più che altro perché riteniamo che, deontologicamente parlando, portare un neonato nei cinema non sia cosa saggia e intelligente".

Il metro di censura utilizzato per il cinema è il medesimo utilizzato per la televisione, i videogame e la pubblicità?
"Oramai non si parlia più di censura. Censurare era un termine utilizzato fino agli anni ’80 che voleva dire sia proibire la proiezione totale di un film sia tagliarne delle parti, pratiche che in Svizzera non si effettua più da molti anni. Può succedere che qualche oratorio decida di tagliare ancora delle scene ma questo accade in proiezioni private, in una visione pubblica nessuno può più toccare l’opera se non il distributore o il regista.

Gli unici film che possiamo proibire sono quelli appartenenti alle categorie di film illegali in Svizzera. Si tratta di pornografia dura che comprende la pedopornografia, i rapporti con animali e con feci. In Svizzera coloro che li detengono, li acquistano, li affittano e li guardano è punibile per legge, mentre i film con rapporti con animali e feci sono acquistabili in qualsiasi sexy shop al di fuori dei nostri confini. Questo vuol dire che se una persona dal gusto macabro va in vacanza e li compera, quando arriva su territorio elvetico diventa possessore di materiale illegale.

La legge ci dice che noi possiamo intervenire solo sui cinema. Da diversi anni però mi sto battendo sia a livello cantonale che svizzero per chinarsi sul problema dei videogiochi. In alcuni casi c’è una normalizzazione della violenza a mio modo di vedere inaccettabile. Ad esempio in un gioco per adolescenti che ha venduto milioni di copie si guadagnano punti più persone vengono stuprate e più la dinamica è violenta; è fatto benissimo, con musiche stupende e una grafica molto accattivante, purtroppo.

La televisione è un discorso a parte. Riceve le nostre indicazioni, dovrebbe essere tenuta a mettere i famosi bollini di raccomandazione e a non far passare film vietati ai minori in orari pomeridiani, dove l’accesso per un bambino è facile. In realtà però ho visto che passa di tutto e di più.

La pubblicità è una cosa ancora diversa. La legge dice che prima di un film per minori non si può far passare trailer o pubblicità violenta, volgare o coi criteri di legge che abbiamo citato prima. È capitato però che prima della proiezione di un film per minori sia passata la pubblicità di un locale a luci rosse con invito alla prostituzione; a quel punto siamo intervenuti.

Nei fumetti per adulti è ancora differente. Pensa che in Italia, ciò che ha fatto crollare l’ultimo baluardo dell’intimità non è stato tanto il pene, la vagina o il rapporto sessuale o anale, ma l’ascella coi peli".

I criteri sono i medesimi in tutta la Svizzera e in tutta Europa?
"No. In Italia si limitano alcuni film a 14 anni e raramente a 16, ma soprattutto si interviene a film già uscito a causa di pressioni da parte di qualche lobby. Per fare un esempio il film “Le fate ignoranti” di Ozpetec in Svizzera non ha subito limitazioni, mentre in Italia è stato vietato ai minori di 14 anni perché parlava di amore fra omosessuali, anche se non c’era nessuna scena esplicita. I paesi nordici invece, in materia, sono molto meno severi di quelli mediterranei.

Per tornare alla Svizzera non c’è una commissione unica, si è tentato di farla con sede a Zurigo i cui membri sarebbero stati i distributori di cinema, i proprietari delle sale cinematografiche, i realizzatori di film, un rappresentante dei genitori e uno psicologo; in pratica chi avrebbe dovuto tutelare il minore si sarebbe trovato in minoranza. Anche centralizzare a Zurigo sarebbe stato un grosso errore perché parecchi film non vi arrivano, inoltre il giudizio cambia se visto in lingua originale o doppiato. Ad esempio “8 miles” con Emminem in italiano risulta all’acqua di rose mentre se visto in lingua originale è di una volgarità mostruosa.  Per fortuna sia il Governo che la nostra commissione hanno rifiutato di aderire".

È possibile richiedere la presenza di un adulto per film al cinema?
"In alcuni film mettiamo l’età doppia: accompagnati o non accompagnati. Lo mettiamo in quei film in cui ha un senso farlo, dove il genitore può spiegare al figlio determinate scene che gli permettono di comprenderlo meglio e che gli faccia superare l’impatto visivo immediato per reinserirlo nel contesto della storia in generale. Questo lo facciamo solo se può essere un film spiegato, in un contesto educativo, storico, o affettivo, e naturalmente non in età avanzata perché non avrebbe alcun senso metterlo a 16 o 18 anni".

Conosco una bambina che non dormì per settimane dopo aver visto “Mamma ho perso l’aereo” perché aveva paura di svegliarsi e ritrovarsi improvvisamente sola, eppure era un film adatto a tutta la famiglia:
"È un tema interessante ma di difficile soluzione. Pensiamo anche a “Bambi” o “Il Re Leone”; un conto è vederlo a casa propria in un contesto rassicurante, con la luce del giorno e il genitore che lava i piatti vicino, mentre un’altra è guardarlo in una sala buia, da soli, in dolby stereo o in quadrifonia, magari col 3D. È chiaro che cambia tutto. Per questo continuiamo a dire ai genitori che il cinema non è una ragazza alla pari o una babysitter: vedere un film al buio da soli non è una cosa semplice, e i genitori molte volte sottovalutano questo impatto.
È anche logico però che non possiamo limitare tutti i film perché non possiamo sapere come un bambino lo accoglie. Il cinema è uno strumento didattico stupendo, è un luogo di divertimento meraviglioso, è un’arte straordinaria, ma soprattutto in giovane età va accompagnato. Genitori e figli dovrebbero godersi assieme il momento magico del cinema e vivere assieme le emozioni".

I giovani d’oggi, grazie a internet e la televisione, sono meno impressionabili di quelli di ieri? Avete dovuto cambiare i  metodi di valutazione?
"La questione di internet e della televisione ha aperto nuovi mondi, in più internet rende tutto accessibile. Ricordiamoci che anche la televisione non è un giocattolo o una babysitter. I nostri metodi di valutazione non sono però cambiati perché sono cambiati gli strumenti ma seguiamo il cambiamento dell’etica e della morale. Non possiamo rimanere ancorati a dei criteri che sono superati dai tempi. Un seno nudo negli anni ’60 aveva un altro peso, ora è nella normalità, lo si vede praticamente ovunque".

Se un film non contiene scene particolarmente sensibili ma lancia un messaggio diseducativo, come vi comportate? Può essere soggetto a limitazione d’età?"Sì. Infatti la legge dice che in particolare sono ritenuti tali i film che esaltano alla violenza, offendono la dignità umana, invogliano a compiere reati, e dove hanno una parte rilevante la pornografia, il razzismo, e l’utilizzazione delle droghe; in questi casi noi dobbiamo intervenire. Non è che guardando questi film si diventa per forza un delinquente, ma è la normalizzazione della violenza la cosa più preoccupante. In America hanno fatto un test con degli adolescenti, dove ad alcuni sono state sottoposte delle scene violentissime e cruente, per poi valutarne l’impatto emotivo nel tempo. Si è visto che non è aumentato il grado di violenza negli individui, ma è cambiato l’atteggiamento rispetto a una notizia violenta. A una strage o uno stupro detto al telegiornale, coloro che non hanno partecipato al test si sono indignati, preoccupati e spaventati, in cui è nato un moto di ribellione verso ciò che accadeva. Invece i ragazzi che hanno partecipato al test hanno avuto una reazione di normalizzazione; non c’era più indignazione, pensavano “questa è la vita”, ed è questo ciò che dovrebbe preoccupare maggiormente".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE