Nel bel corto turco-tedesco «Bende sira»
Sembra quasi che Chicca Bergonzi, responsabile dei Pardi di domani, abbia voluto gelosamente nascondere al pubblico la «perla » che teneva in serbo dall’inizio del Festival nella panoramica della competizione internazionale. L’impetuoso e prolungato applauso che ha infatti accolto i titoli di coda dell’ultimo cortometraggio in programma ieri – Bende sira della giovane regista turco-tedesca Ismet Erguen – fa infatti chiaramente capire quale sia il favorito, se non della giuria ufficiale, perlomeno di quella ufficiosa degli spettatori.
In appena 11 minuti, Ismet Erguen ci fa conoscere un gruppo di ragazzini di un quartiere popolare di Istanbul che ogni giorno si ritrovano su un piazzale e fanno la conta per tirare a sorte uno di loro. Il fortunato riceve tutti gli spiccioli che ciascuno si porta in tasca e ha così la possibilità di andare al cinema, a condizione però che all’uscita racconti per filo e per segno il film che ha appena visto a tutti quanti. Parlato in turco senza sottotitoli ma perfettamente comprensibile per gli spettatori del mondo intero, Bende sira ha il grande pregio di ricordarci la magia del cinema e l’emozione che è in grado di sprigionare in tutti coloro che si ritrovano immersi nella penombra della sala e – grazie anche alla variazione sul tema che ci conduce al finale – l’importanza di comunicare queste emozioni. Un film sul cinema che non può non essere amato da chiunque ami il cinema e che speriamo possa essere visto il più possibile.
Quasi a dimostrare che la «formula magica» del cortometraggio supera raramente i 10 minuti di durata, da segnalare anche due altri «Pardini» coi fiocchi visti ieri:il divertente argentino Hoy no estoy di Gustavo Taretto, che segue la «sparizione» di un ragazzo nelle forme archittetturalmente sorprendenti di un complesso urbano, e Tongue Tied dell’irlandese Ken Wardrop, vera e propria coreografia quotidiana sul tema del «fare le linguacce» che anche in questo caso vede come protagonisti un gruppo di ragazzini.
Da segnalare pure il narrativamente più classico e più «espanso » (22 minuti di durata) Pig and Shakespeare del sudcoreano Geon Kim che mette a confronto un giovane contadino con due suoi coetanei, attori in viaggio che gli fanno scoprire l’arcano mondo shakespiriano.
Fuori concorso è infine stato presentato Le ciel sur Locarno, realizzato da Michele Lamassa del CISA di Lugano, che raccoglie una serie di testimonianze di giovani registi dei Pardi di domani 2005 abbinate a un’intervista con Wim Wenders, dimostrando come tra i dubbi, le paure e le speranze di chi si affaccia alla ribalta del cinema e quelli di un regista affermato le differenze non siano poi così grandi. Anzi. Un omaggio ai Pardini in perfetta sintonia con lo spirito che anima questa sezione del festival.