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PARDI DI DOMANIEmozioni da raccontare

09.08.07 - 07:45
Nel bel corto turco-tedesco «Bende sira»
Emozioni da raccontare
Nel bel corto turco-tedesco «Bende sira»

Sembra quasi che Chicca Ber­gonzi, responsabile dei Pardi di domani, abbia voluto gelosamen­te nascondere al pubblico la «per­la » che teneva in serbo dall’ini­zio del Festival nella panorami­ca della competizione internazio­nale. L’impetuoso e prolungato applauso che ha infatti accolto i titoli di coda dell’ultimo corto­metraggio in programma ieri – Bende sira della giovane regista turco-tedesca Ismet Erguen – fa infatti chiaramente capire quale sia il favorito, se non della giuria ufficiale, perlomeno di quella uf­ficiosa degli spettatori.
In appena 11 minuti, Ismet Er­guen ci fa conoscere un gruppo di ragazzini di un quartiere po­polare di Istanbul che ogni gior­no si ritrovano su un piazzale e fanno la conta per tirare a sorte uno di loro. Il fortunato riceve tut­ti gli spiccioli che ciascuno si por­ta in tasca e ha così la possibilità di andare al cinema, a condizio­ne però che all’uscita racconti per filo e per segno il film che ha ap­pena visto a tutti quanti. Parlato in turco senza sottotitoli ma per­fettamente comprensibile per gli spettatori del mondo intero, Ben­de sira ha il grande pregio di ri­cordarci la magia del cinema e l’emozione che è in grado di spri­gionare in tutti coloro che si ritro­vano immersi nella penombra della sala e – grazie anche alla va­riazione sul tema che ci conduce al finale – l’importanza di comu­nicare queste emozioni. Un film sul cinema che non può non es­sere amato da chiunque ami il ci­nema e che speriamo possa es­sere visto il più possibile.
Quasi a dimostrare che la «for­mula magica» del cortometrag­gio supera raramente i 10 minu­ti di durata, da segnalare anche due altri «Pardini» coi fiocchi vi­sti ieri:il divertente argentino Hoy no estoy di Gustavo Taretto, che segue la «sparizione» di un ragaz­zo nelle forme archittetturalmen­te sorprendenti di un complesso urbano, e Tongue Tied dell’irlan­dese Ken Wardrop, vera e propria coreografia quotidiana sul tema del «fare le linguacce» che anche in questo caso vede come prota­gonisti un gruppo di ragazzini.
Da segnalare pure il narrativa­mente più classico e più «espan­so » (22 minuti di durata) Pig and Shakespeare del sudcoreano Ge­on Kim che mette a confronto un giovane contadino con due suoi coetanei, attori in viaggio che gli fanno scoprire l’arcano mondo shakespiriano.
Fuori concorso è infine stato pre­sentato Le ciel sur Locarno, rea­lizzato da Michele Lamassa del CISA di Lugano, che raccoglie una serie di testimonianze di gio­vani registi dei Pardi di domani 2005 abbinate a un’intervista con Wim Wenders, dimostrando co­me tra i dubbi, le paure e le spe­ranze di chi si affaccia alla ribal­ta del cinema e quelli di un regi­sta affermato le differenze non siano poi così grandi. Anzi. Un omaggio ai Pardini in perfetta sin­tonia con lo spirito che anima questa sezione del festival.

A.M.

 

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