«Ambrì e Lugano? Questo campionato è un bel casino...»

AMBRÌ/LUGANO - Da una parte l’Ambrì, sempre vivo tra sussulti e overtime ma frenato da diverse lacune, dall’altra il Lugano, che a tratti sa scuotersi (e pure illudure i suoi fan) salvo poi ripiombare immediatamente in vecchi e per certi versi incomprensibili mali. In difetti che gli impediscono di crearsi le chance di lottare fino al 60’ ogni sera, evidenziando problemi che, sommandoli, si traducono in un rendimento ampiamente al di sotto delle aspettative.

«Il campionato 2024/25 delle due ticinesi è un bel casino», interviene il 41enne Grégory Christen, ex attaccante di Hcap e Hcl. «Le giornate passano e si resta sempre in attesa di un punto di svolta. La classifica è ancora corta ed entrambe sono lì a galleggiare nei pressi della zona play-in, ma per un clic il momento è questo. Da qui alla sosta di inizio febbraio ci sono una decina di partite. Non me lo auguro, ma di questo passo finirà che si “mangeranno” tra loro e almeno una resterà fuori».

Se il Lugano è 13esimo con 42 punti, l’Ambrì sta meglio ma è comunque 12esimo con 45. Tante rimonte, compiute e subite, con parecchie prove complicate da decifrare.
«Un po’ come tutti faccio fatica a capire. Hanno giocato 17 overtime su 35 incontri e credo sia un record. Sono sempre “sul pezzo”, ma poi mancano le vittorie piene. Sei nei 60’ e di queste solo due con più di un gol di scarto. La più netta sul ghiaccio dello Zurigo campione svizzero… Insomma gli mancano punti pesanti persi negli scontri diretti, o gettati malamente al vento dopo le soste per le nazionali. Quando prende il ritmo fa bene, ma dopo le pause ha sempre fatto fatica».

Anche qui si aspetta un clic per scongiurare una delusione. Stare fuori dalle 10 è innegabile che lo sarebbe.
«Questo sì, ma ho l’impressione che nelle loro corde ci sia la possibilità di fare un piccolo sprint. In più credo che l’Ambrì sia abituato a questa situazione. A lottare per il treno play-in, o playoff negli anni addietro che “premiavano” solo la top-8. Questo è un vantaggio rispetto al Lugano, che vive come una crisi già il fatto di essere lì. Non era previsto, è vero, ma serve a poco caricare l’ambiente di negatività e mettere altra pressione alla squadra».

Come a Lugano, anche in valle tra i tifosi c’è chi ha messo in discussione Cereda, al timone da 8 stagioni.
«Se stai vincendo 4-0 a Ginevra e poi perdi 5-4 all’overtime, non credo sia colpa di Cereda… In tanti invocano la fine di un ciclo e sono stufi, ma nei commenti “da bar” troppo facilmente si perde la misura. Io ho avuto Luca a Biasca e lo considero un grande coach. Sicuramente può sbagliare anche lui, che sia la chiamata di un time-out o il cambio delle linee, ma i problemi sono altri. Su tutti la mancanza di costanza nei 60’ e l’incapacità di uccidere le partite, che si trasformano in tutti questi supplementari. Sta anche alla testa dei giocatori. Poi davanti l’Ambrì ha un bel roster, ma dietro balla e prende troppi gol, servono 3 import perché come svizzeri manca qualcosa. Ditemi quali altre squadre hanno mai giocato con tre stranieri in difesa. E magari anche il portiere, benché Juvonen non stia vivendo una buona stagione e fortunatamente c’è Senn. Insomma si sa che il prossimo anno, mercato permettendo, bisognerà fare qualcosa dietro. Poi si vedrà. Ora, in un modo o nell’altro, spero di vedere entrambe le ticinesi nella top-10».