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KHLKHL, Ambrì e futuro, parla Giroux: «Alla fine giocavamo in 12. Quel volo per Pechino...»

23.02.17 - 23:33
Lo sniper canadese, reduce da una stagione con il Medvescak, ha ancora molta voglia di hockey: «In DEL giocherei volentieri. L'Ambrì di Dwyer? Ho visto i risultati, gli auguro il meglio»
KHL, Ambrì e futuro, parla Giroux: «Alla fine giocavamo in 12. Quel volo per Pechino...»
Lo sniper canadese, reduce da una stagione con il Medvescak, ha ancora molta voglia di hockey: «In DEL giocherei volentieri. L'Ambrì di Dwyer? Ho visto i risultati, gli auguro il meglio»
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QUÉBEC CITY (Canada) - Un campionato intenso, lunghe trasferte, un'avventura in KHL condita da 18 reti: l'ex biancoblù Alexandre Giroux ha concluso da poco la stagione con gli Orsi del Medvescak. "A bordo" fino alla fine nonostante le note difficoltà economiche con le quali si è confrontato il club di Zagabria, lo sniper canadese - tornato mercoledì nella sua Québec City - ci ha raccontato l'esperienza nella Kontinental Hockey League parlandoci anche di futuro.

«È stata una stagione dalle due facce, con molti giocatori che hanno lasciato la squadra per accasarsi in DEL, LNA, altre squadre di KHL o in altri campionati - spiega Giroux - Alla fine giocavamo in 12, con l'aiuto "extra" di 3-4 juniores. È stato un finale di stagione difficile, ma tutti erano al corrente della situazione e hanno fatto il possibile per salvare la situazione finanziaria del club».

Finale complicato ma comunque più che dignitoso. Il Medvescak, tra alti e bassi, ha navigato inizialmente a ridosso della linea chiudendo con una serie di (comprensibili) sconfitte che hanno aumentato il gap dall’ottava a Ovest. In principio, del roster dei croati, facevano parte elementi come Gilbert Brulé (ora al Neftekhimik Nizhnekamsk), Francis Paré e Goran Bezina (entrambi a Ginevra), Colby Genoway (Kloten) e Shaone Morrisonn (Admiral Vladivostok).

«Sulla carta, con tutta la rosa al completo, avevamo davvero una buona squadra - aggiunge l'attaccante - C’èra un buon gruppo, se tutti fossero rimasti fino alla fine avremmo lottato per i playoff: era un obiettivo realistico. Dopo le tante partenze è stato praticamente impossibile». Partenze dovute ai noti problemi economici. «Non conosco tutti i dettagli, ma i giocatori sono andati via unicamente per ragioni finanziarie».

A livello personale com’è andata la stagione? «Ho avuto un buon inizio (11 reti in 22 match, ndr), poi, i giocatori che dovevano mettersi in evidenza per un possibile trasferimento, penso che abbiano ricevuto più "ghiaccio": in quel periodo è stato più complicato fare punti. Dopo Natale tutto è rientrato più o meno nella norma e ho concluso in crescendo (con tanto di doppietta nell'ultimo match, ndr)».

Ora il tuo contratto è in scadenza: quali sono i piani per il futuro? «Come di consueto, insieme al mio agente e la mia famiglia, valuteremo le possibili opzioni per l’anno prossimo, tutte le porte sono aperte. Non ci sono ancora state discussioni con dei club. Per contro, come  molti altri qui a Zagabria, avevo ricevuto diverse offerte per finire la stagione altrove, ma per ragioni familiari (la moglie è stata operata di recente, ndr), non ho accettato. Eventualmente potrò raggiungere una di queste squadre in primavera, ma ora bisogna innanzitutto attendere che i vari campionati siano terminati».

Anche rimanere a Zagabria (magari in EBEL) potrebbe essere un’opzione? «Tutto è possibile, ma ora so che in società ci sono delle discussioni, non so quale sarà il futuro del Medvescak».

Quel che è certo è che Giroux - veterano con l’entusiasmo di un ragazzino - non ha nessuna intenzione di appendere i pattini al chiodo. «Non ancora (ride, ndr). Il finale di stagione mi ha dimostrato che ho ancora qualche “cartuccia da sparare”. Sono ancora capace di giocare ad un certo livello, credendo nei miei mezzi posso ancora aiutare i compagni».

Svizzera e Germania sono le destinazioni “preferite”? «In Svizzera, con soli 4 stranieri, potrebbe essere complicato trovare spazio per un 36enne (li compirà in giugno, ndr). La DEL è un campionato attrattivo, ci sono molti stranieri per ogni squadra (fattore che, come sottolineato anche in passato, potrebbe giocare un ruolo importante per la sua famiglia, ndr) e le trasferte sono più brevi rispetto alla KHL. Conosco molti giocatori che militano in DEL e me ne hanno sempre parlato benissimo. Ottima organizzazione, buone squadre: se si dovesse presentare la possibilità di giocare in Germania, lo farei volentieri».

A proposito di trasferte, quest’anno in KHL hanno debuttato pure i Kunlun Red Star, compagine cinese con sede a Pechino… «Sì, sì, ricordo quel volo… (ride, ndr). Abbiamo affrontato un viaggio di 16 ore per andare a giocare una partita di hockey, un episodio a dir poco particolare. Era un volo commerciale, non privato, è stato difficile ma alla fine l’esperienza è stata positiva. Ricordo che siamo arrivati a Pechino alle 4 di notte e giocavamo alle 5 di pomeriggio... a quel punto, dopo esserci riposati, ne abbiamo approfittato per visitare un po' la megalopoli».

Spostando il discorso dalla KHL al “suo” Ambrì è inevitabile parlare di Gordie Dwyer, ex tecnico dello Zagaria ora alla guida dei biancoblù. È l’uomo giusto per risollevare le sorti della squadra? «È molto, molto dura per me rispondere. A Zagabria la situazione era quella di dover diminuire i salari e la stagione era quasi finita, mentre l’Ambrì aveva bisogno in tempi rapidi di un nuovo coach: è stato un accordo buono per entrambe le parti. Gli auguro il meglio nei prossimi match».

Tra voi c'è stato qualche screzio? «No, no, mai avuto problemi con Gordie. Anche per lui non è stato semplice perdere un mese dopo l’altro il miglior portiere, il miglior attaccante, il miglior difensore, eccetera. Ha dovuto gestire la situazione, ma sapevamo di essere tutti sulla stessa barca e dover fare quanto di meglio possibile».

E a proposito di Ambrì, la situazione in Leventina è tutt’altro che rosea. «Sì, ho visto i risultati. Se la classifica non cambia si dovranno concentrare sulla finale playout, probabilmente con il Friborgo. Non bisogna pensare negativo, al peggio, ma giocare con il coltello tra i denti e prendere ogni match come se fosse l’ultimo, sperando che tutto vada per il verso giusto», conclude Alexandre Giroux.

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COMMENTI
 

BRA_Zio 7 anni fa su tio
a luglio dicevo(anche su questi blog): meglio camamela e inti che guggi e d ago... voilà.

bobà 7 anni fa su tio
L'età giusta per far parte dei giocatori d'élite dell'Ambrì
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