In Andalusia il calcio si fa arte delle dispute
In Spagna si giocherà un "ottavo" carico di storia.
SIVIGLIA - L’Isla della Cartuja a Siviglia è la zona scelta per la costruzione dello Stadio Olimpico, anche conosciuto come lo stadio “fantasma”. In quella zona, contrastando con la modernità dell’impianto sportivo, sorge anche il celebre Monastero della Cartuja. Durante il XII secolo la zona era utilizzata per la realizzazione di ceramiche grazie dell’abbondanza di argilla.
Questo lavoro fu poi continuato dagli abitanti di Triana, il quartiere di Siviglia, fin quando secondo la leggenda fu trovata un’immagine della Vergine Maria all’interno di una delle grotte e per questo fu costruita la chiesa di Santa Maria de las Cuevas. Nel 1810, durante l’invasione da parte dei francesi, il monastero fu saccheggiato e il luogo fu utilizzato come quartier generale delle operazioni del "nemico".
Nel 1997, dopo qualche anno di disuso, divenne invece il Centro Andaluso di Arte Contemporanea e Museo di Arte contemporanea di Siviglia. In contrasto con questo pilastro della cultura locale, nasce nella stessa area, il nuovo stadio inaugurato nel 1999. Candidato ai Giochi Olimpici del 2004, poi assegnati ad Atene, fu ristrutturato, e oggi la sua capienza è di 60mila posti.
L’idea originaria alla base della costruzione era che le due società calcistiche, Real Betis e Siviglia, si spostassero nell’impianto per disputarvi le gare casalinghe; nonostante la sottoscrizione delle due società, le reciproche tifoserie però non acconsentirono. Così lo stadio prende il nome di “fantasma”, poiché non è casa di nessuna delle due squadre e quindi viene utilizzato per lo più per ospitare eventi calcistici internazionali. Tra gli eventi più celebri ha accolto la finale di Coppa Uefa del 2003; alcune partite della nazionale spagnola e due delle quattro finali di Coppa Davis.