Una città deserta

Luca Panizzolo consigliere comunale
LOCARNO - La sera, a Locarno, sembra di vivere nel deserto dei Tartari: vie vuote, piazze silenziose, locali che chiudono presto e un’atmosfera che poco ricorda quella di una città turistica.
Eppure, da anni, Locarno si presenta come destinazione di punta, una perla del Lago Maggiore. Ma allora viene spontaneo chiedersi: cosa si è rotto nella macchina del turismo locarnese?
L’Ente turistico incassa milioni di franchi ogni anno, ma sul territorio i risultati si vedono poco. Manca un aiuto concreto a chi tiene viva la città: ristoratori, artigiani, commercianti e produttori locali. Sono loro che accolgono i visitatori, che creano movimento e vita quotidiana. Ma oggi si trovano soli, a dover resistere tra costi crescenti, concorrenza e una stagione sempre più corta.
Molti ristoranti, per riuscire a sopravvivere, sono costretti a ridurre gli orari di apertura, con inevitabili conseguenze anche per i dipendenti. Chi lavora con contratti a ore o a tempo parziale vede il proprio salario ridursi, e diversi posti fissi al 100% vengono trasformati in occupazioni al 50% o meno. Una spirale pericolosa che mette in difficoltà sia gli imprenditori che il personale, e che mina la stabilità dell’intero settore.
E quando gli incassi calano, calano anche gli investimenti. Le strutture ricettive rinunciano ai rinnovamenti o li rimandano in attesa di tempi migliori. Solo i grandi gruppi, con spalle più larghe, riescono ancora a investire e modernizzare, mentre le attività familiari faticano a stare al passo. E tutto questo ha un effetto domino anche sull’economia locale: l’artigianato e il settore edilizio ne risentono, perché con meno lavori di ristrutturazione o ampliamento, anche loro vedono diminuire le opportunità.
Va però riconosciuto anche l’impegno di molte associazioni senza scopo di lucro, che con passione e sacrificio lavorano tutto l’anno per portare eventi e iniziative sul territorio. Sono realtà spesso composte da volontari che dedicano tempo, energie e risorse personali per mantenere viva la città e offrire momenti di incontro e socialità. Il loro contributo è prezioso e andrebbe sostenuto di più, perché sono un esempio concreto di come si può fare turismo anche dal basso, con amore per Locarno e per la sua gente.
Perché il turismo vero non può esistere solo per due o tre mesi all’anno. 365 giorni all’anno bisogna lavorare, creare attrattive, eventi e iniziative capaci di portare gente in città anche in autunno, inverno e primavera. Solo così si costruisce un turismo sostenibile, che garantisca occupazione stabile e un’economia viva. Serve una visione a 360 gradi, che unisca istituzioni, operatori, associazioni, cultura, sport e gastronomia. Locarno ha tutto: la posizione, la storia, la bellezza naturale. Ora servono idee, coraggio e coordinazione per far sì che la città torni a vivere — non solo a sopravvivere d’estate.
Luca Panizzolo consigliere comunale




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