«Il nostro festival? Un ponte tra culture»


Dirk Badenhorst, direttore artistico di Mzansi Ballet, alla vigilia dell'evento "Rhythm of the Two South" racconta genesi e futuro del festival
Dirk Badenhorst, direttore artistico di Mzansi Ballet, alla vigilia dell'evento "Rhythm of the Two South" racconta genesi e futuro del festival
LUGANO - La danza invaderà Lugano in questo weekend con il festival "Rhythm of the Two South" animato da Mzansi Ballet e Ticino Sound con l'organizzazione di Luxury Dream Services. Il direttore artistico di Mzansi Ballet, Dirk Badenhorst, racconta a Tio la genesi di un festival che è destinato ad avere un futuro in città.
Direttore, da cosa è nata l'idea di creare un evento come quello che sta per iniziare, e perché proprio Lugano?
Quando sono arrivato a Lugano qualche anno fa, ne sono rimasto immediatamente affascinato. È una città che coniuga eleganza, bellezza e apertura culturale. Avevo da tempo il desiderio di portare in Europa la nostra nuova e acclamata produzione The Gold Rhino of Mapungubwe, e Lugano mi è sembrata la scelta naturale. Ma trasformare un sogno in realtà richiede impegno. Ho avuto la fortuna di collaborare con il talentuoso musicista Gregorio Di Trapani, che ha accettato di dirigere la parte musicale del progetto. Fondamentale è stato anche l'apporto di Luxury Dream Services, guidata da Adnana Repich, che ha fornito la struttura organizzativa e operativa per rendere possibile la realizzazione dell'evento. È così che ha preso vita il festival Mzansi Ballet & Ticino Sounds.
Ha messo al servizio del sociale il forte senso di attaccamento che nutre per la cultura del suo Paese (ndr. Sudafrica) e la danza apre le porte a progetti di sviluppo. Dai quartieri di Soweto alle produzioni internazionali, date vita - come sottolineate nelle vostre presentazioni - a storie di cultura, identità e resilienza.
Come sudafricano, la passione per la cultura del mio Paese è parte integrante della mia identità. La bellezza del balletto, della danza contemporanea, dell'Afro-ballet e della Pantsula è per me non solo artistica, ma profondamente personale. Attraverso Mzansi Ballet, abbiamo avviato diversi progetti di sviluppo in alcune delle comunità più vulnerabili del Sudafrica, con l'obiettivo di scoprire, formare e lanciare i talenti del futuro. Alcuni dei ballerini che vedrete sul palco durante il festival provengono proprio da questi programmi. Portarli su una scena internazionale è motivo di grande orgoglio.
Quali sono state le principali difficoltà incontrate per realizzare l'evento a Lugano?
Come spesso accade, la sfida principale è stata quella del finanziamento. In Sudafrica abbiamo ricevuto un sostegno fondamentale dalla National Lotteries Commission e da mecenati generosi come Mary Oppenheimer e Carolyn Steyn, che ci hanno permesso di portare i nostri ballerini in Svizzera. Qui a Lugano, la collaborazione con istituzioni e partner locali è stata determinante. Siamo profondamente grati a chi ha creduto nel nostro progetto e ha sostenuto la realizzazione di questo festival. Un ringraziamento speciale va a Kataltherm Service SA, CSI Ascona, Daphny Catering, Fontechiara, Fly Free Airways, Luca La Marca, Ribana Szutor, Sottile Giardini e Angellini Service. Esprimiamo inoltre la nostra sincera riconoscenza a numerosi sostenitori che hanno preferito rimanere anonimi, così come a molti altri che hanno contribuito in vari modi - dalla logistica al supporto tecnico - rendendo possibile questa celebrazione multiculturale di danza e musica. Riunire quasi 100 artisti da oltre 20 paesi - inclusi protagonisti da ICE e YAGP - è stata una sfida meravigliosa, colma di opportunità. Un ringraziamento speciale va a Yael Weiss e Larissa Saveliev, che hanno avuto un ruolo cruciale in questo sforzo internazionale. Gregorio Di Trapani ha inoltre lavorato instancabilmente per unire musicisti locali e talenti internazionali, dando vita a un paesaggio musicale unico nel suo genere, nel cuore del Ticino.
In un mondo sempre più diviso, l'arte costruisce ponti: è anche questo il senso di questo progetto, oltre alla creatività e alla valorizzazione di nuovi talenti?
Assolutamente sì. Mentre il mondo si frammenta, l'arte continua a rappresentare un potente strumento di coesione, dialogo e inclusione. Il nostro programma di danza riflette questo spirito: ospita coreografi e coreografie che incarnano diversità, sensibilità sociale e apertura. Lo stesso vale per i nostri musicisti, provenienti da esperienze culturali differenti, ma uniti da una visione condivisa. Questo festival vuole essere un ponte tra culture, lingue e generazioni - un luogo in cui l'arte possa parlare anche a chi, spesso, non ha voce.
Il pubblico di Lugano potrà ammirare la giovanissima Ofentse Bolelwang. Come l'avete scoperta?
Ho notato Ofentse durante uno spettacolo scolastico e sono rimasto colpito dal suo talento naturale. L'ho invitata a unirsi alla nostra scuola di balletto, che adotta il metodo cubano, e da allora ha fatto passi da gigante. Lei, insieme alle altre nostre "baby ballerine", saprà certamente conquistare il cuore del pubblico ticinese con la sua grazia, energia e spontaneità.
Avete già pensato di replicare l'evento anche il prossimo anno?
Senza dubbio. Il nostro desiderio è che Mzansi Ballet & Ticino Sound - Rhythm of Two Souths diventi un appuntamento fisso nel calendario culturale della splendida città di Lugano. Questa prima edizione ha gettato le basi per un futuro ricco di emozioni, scambi e crescita reciproca.