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APPROFONDIMENTOImpianti Hi-Fi: la spesa vale la resa? Quattro auto a confronto

17.06.13 - 06:00
Dalla normalissima Toyota RAV4 alla lussuosissima Bentley, verifichiamo se un impianto audio costoso sia sempre sinonimo di qualità. Dirige l’orchestra: Maurizio Taglialatela
Ticinonline/b.a.
Impianti Hi-Fi: la spesa vale la resa? Quattro auto a confronto
Dalla normalissima Toyota RAV4 alla lussuosissima Bentley, verifichiamo se un impianto audio costoso sia sempre sinonimo di qualità. Dirige l’orchestra: Maurizio Taglialatela

ISTRUZIONI PER L’USO - Nel momento in cui ci si accinge a compare un’automobile, tra dépliant, listini prezzi e catalogo degli accessori, la domanda spesso affiora: ma varrà davvero la pena spendere qualche franco in più per un impianto audio del tal blasonato produttore o spacciato per migliore? Per rispondere a questa domanda ci siamo avvalsi dell’aiuto di Maurizio Taglialatela, che ancora giovanissimo ha seguito la sua vocazione per la buona musica e in particolare per il car-audio d’eccellenza, fondando una propria azienda, la Temple Of Sound. Letteralmente: tempio del suono.
“Per valutare la qualità di un sistema di riproduzione musicale di un’automobile generalmente si tengono in considerazione i seguenti aspetti: timbrica, dinamica, linearità di risposta, rumori di fondo ed ergonomia”, ci spiega Maurizio, che specifica: “La timbrica non è altro che la capacità di un impianto di riprodurre fedelmente i suoni presenti in natura: quanto più vicini al reale sono, meglio é. La dinamica invece si concentra sul volume, su quanto forte riesca a suonare, da qui la misurazione in decibel. Poi viene la linearità di risposta, ovvero l’ampiezza delle frequenze udibili nonché la distribuzione sonora tra i vari altoparlanti, per esempio la possibilità di identificare la posizione dei diversi strumentisti di un orchestra ascoltandone un brano. Non meno importanti sono i rumori di fondo quali ronzii e ticchettii vari che ovviamente disturbano l’ascolto, mentre in conclusione troviamo l’ergonomia, in questo caso incentrata sull’intuitività dell’interfaccia (oggigiorno lo schermo dell’infotainment), sulla sua velocità e l’aspetto grafico.”

L’ETERNA SFIDA TRA LA GOLF E LA A3  - Dopo questa breve infarinatura è ora di dare il via al primo confronto. In questo caso abbiamo radunato una nuovissima Golf VII e la sua cugina più lussuosa: l’Audi A3. La prima è dotata del nuovissimo sistema di Infotainment con schermo da 20,5 cm ma nessun sistema di riproduzione audio particolare, in quanto non disponibile tra gli accessori proposti dalla casa. La parente dai quattro anelli si avvale invece del suo classico sistema multimediale MMI e un impianto griffato Bang&Olufsen.
Già al primo tocco, Maurizio resta subito colpito dall’Interfaccia della Golf: “Tra quelle che mi è capitato di vedere fino ad ora, questa rappresenta sicuramente il nuovo riferimento per velocità e fluidità, in particolare perché la si utilizza proprio come uno smartphone, potendo per esempio zoomare la cartina del navigatore e scorrere i menu direttamente con più dita.” E sulla qualità del suono, qual è il suo giudizio? “Considerando che non abbiamo a che fare con un’installazione particolare è di buon livello, genuino e personale. Le basse frequenze sono “colorate” a scapito delle medio-alte che non sono così cristalline, tuttavia l’equalizzatore corregge egregiamente il tutto, e anche i 99,8 decibel raggiunti sono un valore interessante. Non dobbiamo aspettarci magie ma è giusto così, visto che non abbiamo dovuto spendere nemmeno un franco in accessori per il soundsystem.”
È giunto il momento di passare all’Audi A3, nei cui confronti Maurizio ha delle aspettative molto alte, in particolare per il marchio che ne ha curato la parte uditiva. Le differenze, di fatto, si notano subito. “L’interfaccia è diversa, non altrettanto intuitiva ma ben studiata.” Dopo una mezz’ora di ascolto, uno sguardo soddisfatto mi fa capire che il risultato è positivo. “Questo Bang&Olufsen sa regalare emozioni! Unico “neo”: sugli strumenti a fiato tende ad essere nasale; ma decisamente meglio la fedeltà vocale e l’ascolto di musica rock. Pregevole il fatto che durante i 103,4 decibel registrati non vi fosse alcuna distorsione: questo perché il processore DSP dell’amplificatore pone un limite al livello sonoro per evitare distorsioni e potenziali rotture dell’altoparlante.” Nonostante il notevole investimento per poterlo implementare nella vettura, il nostro giudice ne consiglia l’acquisto: “Tutto quanto offerto è di buon livello, dall’interfaccia al suono sicuro, ordinato e potente che soddisferà la stragrande maggioranza della clientela esigente.”

BENTLEY CONTRO TOYOTA - Finita quindi la prova con la A3, facciamo entrare una Bentley Continental GTC W12, sui cui altoparlanti capeggia fiera la dicitura “Naim for Bentley” a testimoniare l’esclusività del prodotto. Sulla scheda tecnica si legge di 11 altoparlanti attivi, processore digitale, cinque modalità di equalizzazione e sistema surround. Qualcosa si buono dovrà pur saltar fuori… La parola al nostro audiofilo. “Gli altoparlanti sono costruiti con ottimi materiali come da tradizione, quindi con un suono decisamente pulito e cristallino. Un peccato che essi siano collocati in posizioni inadeguate che nel complesso non riescono a valorizzarne le qualità. Avendo registrato 108,8 decibel la dinamica ovviamente c’è e il lavoro di amplificazione è percepibile, peccato però che già attorno ai 100 db diventi difficilmente ascoltabile a causa delle forti distorsioni sulle frequenze basse e medie. Inoltre ho riscontrato un grandissimo effetto “eco” dovuto a ritardi generati – forse appositamente – dal processore DSP tra la sezione anteriore e quella posteriore. La scena acustica, poi, è decisamente troppo bassa; addirittura sotto al cruscotto. Visto che parliamo di un optional che supera i 10'000 franchi, direi che è bocciato.” Ed ecco quindi il primo risultato a sorpresa, il cosiddetto tanto fumo e poco arrosto.
La curiosità quindi sale quando scendendo dalla costosissima Bentley saliamo su una ben più umile Toyota RAV4, un’automobile costruita per soddisfare tutti, che pur non prefissandosi di offrire grandi magie non si concede troppe rinunce. Che la giapponese sia migliore dell’inglese, in relazione all’utenza?  “L’interfaccia è di facile utilizzo, intuitiva, quindi decisamente adatta alla clientela cui si propone. Peccato solo per la risoluzione un po’ bassa. Pur considerando la fascia d’impianto mi aspettavo qualcosa in più dal punto di vista dinamico, visti i 94,6 decibel raggiunti. L’impianto ha un surplus di basse frequenze purtroppo non compensabili con la regolazioni di medi e alti a causa della tendenza allo stridolio di questi ultimi. Anche la timbrica è difficilmente valutabile essendo priva di processori digitali di riallineamento temporale, tuttavia per un ascolto normale può meritarsi la sufficienza. Convincente è senz’ombra di dubbio il prezzo richiesto (990 franchi), con il quale ci si porta a casa un sistema standard ma generoso: quello che ti aspetteresti. Il rapporto qualità/prezzo è sicuramente migliore di quanto visto sulla Bentley. Poco ma sicuro.”

LA CONCLUSIONE – Non sempre un impianto Hi-Fi realizzato da un marchio blasonato è sinonimo di grande qualità, come abbiamo visto con la Bentley, allo stesso modo in cui l’Audi A3 ci ha dimostrato che il Bang&Olufsen vale i soldi che costa. Come scoprire se la spesa vale la resa? Non esiste cosa migliore che l’ascolto in prima persona, da parte vostra o di un esperto. Prossimamente dalla nostra redazione passeranno altre automobili con impianti di rilievo. Chissà che non vi sia spazio per ulteriori prove, non solo su strada, ma anche di ascolto. Come si dice in gergo: “stay tuned”.

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