Variante "indiana", primi segnali positivi da Pfizer

Il vaccino - secondo Hezi Levi, del ministero della Salute israeliano - mostra una certa efficacia.
Israele ha registrato finora otto casi collegati alla variante.
GERUSALEMME - La cosiddetta variante "indiana" del coronavirus - identificata nel paese asiatico nelle scorse settimane e presente, con una settantina di casi accertati, anche nel Regno Unito - è l'ultima nell'ordine ad essere finita sotto la lente degli esperti internazionali, che stanno cercando di capire se il suo set di mutazioni la renda più contagiosa o capace di sfuggire alle difese immunitarie indotte dal vaccino o da una precedente infezione. E buon notizie in questo senso, anche se parziali, arrivano da Israele.
Hezi Levi, il Direttore generale del Ministero della Salute del paese del Vicino Oriente, ha confermato - riferisce l'agenzia Reuters - che il vaccino prodotto da Pfizer/BioNTech ha mostrato una certa efficacia nei confronti della variante, a cui sono legati otto contagi finora in Israele. «L'impressione è che il vaccino di Pfizer sia efficace, sebbene in modo ridotto», ha detto Levi.
Una variante sotto esame
La variante "indiana", etichettata scientificamente come B.1.617, è al momento una variante "sotto accertamenti" e non considerata ancora come una variante "di interesse", titolo invece riconosciuto a quella identificata nel Kent, a quella sudafricana e a quella brasiliana. Le attenzioni degli esperti sono focalizzate su due mutazioni presenti sulla proteina "spike" del coronavirus, che potrebbero renderla potenzialmente problematica e capace di "dribblare" gli anticorpi già sviluppati contro il Covid-19. Gli accertamenti delle autorità sanitarie britanniche stanno cercando di dare una risposta a questa ipotesi e per il momento non è stata fatta scattare alcuna allerta.




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