Il Partito socialista interroga il Municipio dopo il caso di un'ex collaboratrice comunale i cui problemi psicosociali sono stati gestiti in modo difficoltoso
LOCARNO - Il caso che riguarda un'ex collaboratrice della città di Locarno ha spinto il gruppo del PS in consiglio comunale a presentare un'interrogazione per riflettere e fare chiarezza su come e dove si può migliorare la gestione delle difficoltà psicosociali che possono riscontrare i collaboratori sul posto di lavoro.
La persona in questione - si legge nel testo dell'interpellanza - dopo un lungo periodo di tranquillo e proficuo lavoro, ha avuto dei problemi relazionali all’interno del team in cui lavorava. All’insorgere dei problemi la dipendente ha lanciato diversi campanelli d’allarme: chiede di venir spostata d’ufficio, parla del suo disagio coi superiori, scrive una raccomandata al Comune per denunciare il mobbing di cui si sente vittima. Alla fine riesce ad ottenere un incontro, ma nonostante le parole e le rassicurazioni, nulla si muove, la situazione relazionale subisce un’escalation e la collaboratrice il 3.11.2017 cade in burnout.
Dopo qualche mese in malattia, viene convocata da un medico dell’assicurazione della città, il quale dà il suo parere: la lavoratrice è di nuovo abile al lavoro ma deve cambiare ufficio, in quanto alla base del suo problema di salute risulta evidente che c’è un clima di lavoro patologico.
I servizi della città non riescono a ricollocarla e le fanno continuare la malattia, ma dopo poco, nel febbraio 2018, le viene proposto dalla città un accordo: uscire dalla malattia, rimanere a casa pagata senza fare nulla e nel frattempo «il datore di lavoro si impegna a verificare durante tale periodo la possibilità d’impiego in altri settori dell’amministrazione, a tempo completo o parziale, per una possibile reintegrazione».
La collaboratrice patrocinata da un rappresentante legale si dice d’accordo e guarda con fiducia alla prospettata soluzione interna. Per concludere ottiene 10 mesi pagati (dal 1.3.2018 al 31.12.2018). I 10 mesi trascorrono e la collaboratrice non viene mai chiamata, nemmeno in prova, così si ritrova in disoccupazione a partire dal primo gennaio 2019.
Per il gruppo del PS «la situazione è stata gestita male, per più ragioni». Per questo pone all'esecutivo le seguenti domande:
Richieste d’aiuto inascoltate:
1.Che cosa è stato fatto per dare seguito alle richieste di aiuto della collaboratrice?
Impegno per reintegrare:
2. Il punto 3 dell’accordo, che prevede che il datore di lavoro «si impegna a verificare durante tale periodo la possibilità d’impiego in altri settori dell’amministrazione, a tempo completo o parziale, per una possibile reintegrazione» è stato rispettato?
L’accordo:
3. Per quale motivo è stata inserita una clausola di riservatezza nell’accordo?
Prevenzione e intervento precoce riguardo ai disturbi psicosociali sul posto di lavoro:
4. Considerata le difficoltà nel gestire la situazione, che come al solito va a colpire l’anello più debole della catena (la collaboratrice), che cosa intende fare il Municipio per migliorare la situazione? Più nello specifico: