In cinque punti la presa di posizione in reazione alle minacce di Locatelli (frontalieri VCO) di bloccare gli accordi bilaterali in caso di «Sì» alla votazione «Prima i nostri»
BELLINZONA - Si avvicina il 25 settembre, giornata di votazione per gli svizzeri. In Ticino il popolo si esprime sull'iniziativa dell'UDC «Prima i nostri!» che chiede, in sostanza, la precedenza ai residenti nel momento dell'assunzione di un lavoratore dipendente per evitare di dovere ricorrere troppo alla manodopera da oltre confine, in una Svizzera che, a livello generale, vede un costante aumento di lavoratori frontalieri.
Sempre più frontalieri in Svizzera - Nel secondo trimestre del 2016 se ne contavano 308.175, ossia il 3,3% in più rispetto allo scorso anno. Una tendenza che sta mettendo in difficoltà anche le zone di frontiera in cui abitano i lavoratori frontalieri. Oltre alle province di confine, dove si registra la endemica difficoltà di reperire figure professionali qualificate e ad un'immigrazione interna, si sta assistendo infatti ad un aumento demografico nei comuni tedeschi a ridosso della frontiera sulla Svizzera dovuto ad una immigrazione non soltanto proveniente da altre regioni della Germania, ma anche dalla Svizzera.
Sempre più svizzeri decidono di fare i frontalieri - Sono infatti sempre più i confederati che scelgono di trasferirsi oltre confine per godere anch'essi dei benefici economici dovuti sostanzialmente al franco forte e al costo della vita decisamente minore rispetto alla Svizzera.
Esplodono gli affitti nelle zone di frontiera - In Germania, però, si sta assistendo ad un'impennata del costo dei canoni di locazione che sta mettendo in difficoltà quei cittadini tedeschi che la fortuna di avere un posto di lavoro in Svizzera non ce l'hanno. E allora il comune di Grenzach-Wyhlen, per esempio, ha deciso di collaborare con le cooperative edilizie locali in modo tale da riservare alle famiglie autoctone abitazioni a prezzi moderati grazie ad un sistema di finanziamento tale che vedrebbe le persone che arrivano da fuori e che non hanno figli finanziare gli sconti sull'affitto alle famiglie autoctone con bambini.
La risposta a Locatelli, coordinatore provinciale dei frontalieri del VCO - Ed è in questo contesto svizzero e ticinese che nasce un'iniziativa che da fuori è considerata discriminatoria nei confronti dei lavoratori frontalieri. Giovedì mattina non si è fatta attendere la risposta dell'UDC Ticino alle dichiarazioni di Antonio Locatelli, che rappresenta gli interessi dei frontalieri del Verbano Cusio Ossola. Locatelli ha dichiarato che «Se il risultato del referendum dovesse penalizzarci ci sarebbero gli estremi per bloccare gli accordi bilaterali con la Confederazione Elvetica».
Per l'UDC, quella del coordinatore provinciale dei frontalieri è una minaccia di ritorsioni e risponde in cinque punti.
1. Dovreste ringraziare ogni giorno il Ticino che impiega ben 63'000 lavoratori italiani. Altrimenti come li impieghereste? Avreste probabilmente altri 63'000 disoccupati in Lombardia e Piemonte a cui pensare. Il Ticino necessita certamente dei frontalieri, ma per esempio non dei 30'000 impiegati nel terziario assunti negli ultimi 10 anni. Non necessita di quei frontalieri che vengono utilizzati per sostituire sistematicamente i ticinesi perché gli italiani possono permettersi stipendi di parecchio inferiori. I frontalieri per noi devono essere una manodopera complementare, non primaria come purtroppo é successo negli ultimi anni.
2. Ogni Paese che si rispetti pensa prima al benessere dei propri cittadini e in seconda battuta agli altri. Da qui il nome dell’iniziativa #PrimaiNostri, che non è contro i frontalieri ma a favore dei ticinesi. L’obiettivo principale è quello di obbligare le imprese a dare la precedenza nelle assunzioni ai ticinesi e solo in seconda battuta, qualora non ci fossero risorse sul territorio, di far capo ai lavoratori frontalieri.
3. Le vostre minacce ci fanno solo sorridere. Prima di voler disdire gli accordi bilaterali cominciate a rispettarli e ad applicarli come facciamo noi. Un’azienda italiana che vuole lavorare in Svizzera, la sera prima compila un certificato online, alla mattina alle 06:00 entra dalla frontiera in regola e può lavorare in Ticino. Un’azienda ticinese che vuole fare la stessa cosa in Italia, se va bene deve compilare chili e chili di scartoffie per sentirsi dire dopo 3 o 4 mesi che il permesso è negato. Lei non è nella posizione per poter rimproverare la Svizzera.
4. Ogni anno il Ticino versa ai Comuni di frontiera circa 60 milioni di franchi. Soldi che provengono dai prelievi dei lavoratori frontalieri, certo, ma la percentuale riservata all’Italia è ben più alta di quanto riservata a Francia, Austria e Germania. Questi soldi dovrebbero essere usati dai Comuni per le opere primarie (acquedotti, fognature, ecc.). La dimostrazione di come l’Italia interpreti l’applicazione degli accordi internazionali è confermata dal fatto che dopo più di 40 anni (l’accordo è del 1974) dove i Comuni ricevono un sacco di soldi dalla Svizzera, alcuni di loro riversano ancora costantemente le fognature nel lago Ceresio (Comune di Porto Ceresio per fare un esempio).
5. In Ticino e in Svizzera vige la democrazia diretta, dove il popolo può proporre iniziative (e non referendum come da lei definito) atte a cambiare o a proporre nuove leggi. È il caso di #PrimaiNostri, dove il problema del frontalierato ha raggiunto livelli insostenibili, provocando un aumento delle persone senza lavoro e a beneficio dello Stato, dove i residenti si vedono sostituiti dalla manodopera oltre frontiera e dove purtroppo si è importato un sistema di fare impresa basato sulla speculazione. Molti di questi imprenditori provengono proprio dalla sua nazione, dove vedono nel Ticino una terra di conquista dove poter beneficiare di condizioni quadro migliori di quelle italiane e sfruttando la manodopera frontaliera a scapito anche di quella ticinese. Da qui la necessità di porre dei limiti e i limiti sono inseriti in #PrimaiNostri.
«I Ticinesi - conclude la nota - non si faranno minacciare da lei e da nessun suo connazionale che ha evidenti interessi personale a far si che in Ticino nulla cambi. I Ticinesi decideranno in modo autonomo e, anche loro come me, sorrideranno leggendo le sue buffonate».