Mattanza alla CEBI: saltano venti posti di lavoro in un colpo solo

Il direttore dell'azienda: «Produzione in calo. Avevamo chiesto al Cantone il "lavoro ridotto". Non ci è stato concesso. Tagli dolorosi».
STABIO - Nuvole nere sulla Cebi di Stabio, azienda che si occupa di fabbricare motori elettrici e generatori. In poche settimane una ventina di persone ha ricevuto la lettera di licenziamento. A confermarlo a tio.ch è lo stesso direttore Fabio Venturini. «È stata una decisione forzata e dolorosa», sostiene raggiunto telefonicamente.
Aria pesante – Tra le mura dell'azienda, che in passato era finita al centro di polemiche sul salario minimo e aveva anche fatto discutere per la delocalizzazione di alcuni macchinari nell'Europa dell'est, si respira un'aria di grande preoccupazione. Dagli attuali 280 collaboratori si passerà a 260. E, stando ad alcuni spifferi di corridoio, potrebbe non essere finita.
La Genesi – «Abbiamo avvisato l'ispettorato del lavoro – riprende Venturini –. Tutto nasce da una nostra richiesta al Cantone. Abbiamo chiesto di ottenere un regime di lavoro ridotto, visto il periodo poco produttivo. Ci è stato negato perché la nostra situazione di "up and down" non è più considerata come straordinaria. Bensì come normale rischio aziendale»
«Situazione internazionale decisiva» – Venturini si dice sconsolato: «Noi realizziamo principalmente componentistica per le automobili. Conosciamo tutti la situazione internazionale: gli ordini sono in calo o vengono posticipati. Siamo anche attivi nel settore degli elettrodomestici e anche in quello della ventilazione. La concorrenza dell'Asia si sta facendo sempre più sentire».
«Frustrante» – Un attimo di silenzio. Poi un sospiro. «Purtroppo ci siamo trovati a dovere licenziare delle persone che per noi facevano parte di una grande famiglia. È stato frustrante anche per i capi reparto effettuare delle scelte così drammatiche, credetemi».
«Non escludo altri tagli» – E ora? Ci saranno ulteriori tagli come qualcuno teme? Il direttore non si nasconde. «Non lo escludo. Certo, non ne faremo venti in un colpo solo come purtroppo siamo stati costretti a fare in ottobre. Non è una cosa che dipende da noi. Avessimo avuto degli aiuti, non ci sarebbero stati nemmeno i licenziamenti attuali. In passato gli aiuti li avevamo ricevuti. Ora non più. E allo stato attuale delle cose non potevamo fare altro che ricorrere a una decisione drastica».




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