Con il fermo di un 29enne la vicenda del rogo di Via Cattaneo sembra conclusa. Ma per alcuni inquilini dello stabile è stato un calvario.
MENDRISIO - «Non lo conoscevamo e non viveva di certo nel nostro palazzo», ci raccontano - non nascondendo una nota di sollievo per il fermo del presunto piromane 29enne - gli inquilini dello stabile in Via Cattaneo a Mendrisio, arso dalle fiamme nella notte di quel 20 settembre.
La Smart incendiata dall'uomo, cittadino italiano arrestato in Ungheria, apparteneva a una donna che però non risiedeva nel caseggiato che poi è stato devastato dalle fiamme ma in uno degli altri, dello stesso proprietario, in quel complesso residenziale a pochi passi dal Mercato Coperto e dal campo sportivo. Fra i due si presume fosse in corso una querelle di tipo privato.
A causa del rogo, la famiglia è stata poi costretta a lasciare l'appartamento - ritenuto inagibile dai pompieri - e ha poi trovato alloggio nel locale hotel Coronado: «Siamo rimasti lì in tutto, mi sembra, 18 giorni ma va detto che la nostra casa è quella che aveva avuto la peggio in tutto lo stabile», raccontano, «non avevamo nulla con noi, nemmeno i vestiti, era tutto rimasto nell'appartamento ed è stato tutto pulito, trattato e imballato durante le operazioni di bonifica».
Il rientro poi è stato decisamente straniante: «È stato un po' come traslocare... nella nostra stessa casa! Tutte le nostre cose erano state inscatolate e abbiamo dovuto risistemare tutto...».
E l'auto? «Quella è andata distrutta nell'incendio (era una delle quattro bruciate, ndr.). So che quella notte c'è chi ha avuto la prontezza di spostare la sua... quando abbiamo visto le fiamme, dopo aver alzato le tapparelle, abbiamo dato priorità alla sicurezza e siamo usciti di corsa. Ricordo ancora il vento freddo di quella notte...».
I danni del rogo sono ingenti: «Nel nostro caso, siamo stati “coperti” quasi totalmente dalle nostre assicurazioni», conferma la famiglia, «di sicuro saranno in diversi che vorranno ottenere un rimborso da questa persona (il presunto piromane, ndr.). Ma lì se la vedranno poi in tribunale», concludono.