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LUGANOAccusato di ripetuto tentato omicidio: «Non l'ho mai presa a calci in testa»

26.09.23 - 11:31
L'imputato, un 36enne del Luganese, avrebbe cercato di soffocare l'allora compagna e di costringerla a rapporti sessuali.
Deposit (simbolica)
Accusato di ripetuto tentato omicidio: «Non l'ho mai presa a calci in testa»
L'imputato, un 36enne del Luganese, avrebbe cercato di soffocare l'allora compagna e di costringerla a rapporti sessuali.

LUGANO - Avrebbe tentato di uccidere la sua oggi ex compagna, in due diverse occasioni risalenti al 2022, il 36enne del Luganese oggi a processo alle Assise criminali di Lugano. Stando a quanto emerso dalle indagini del Ministero pubblico, in un primo episodio l'uomo ha ripetutamente preso a calci in testa la vittima, mentre nel secondo ha cercato di soffocarla stringendole il collo.

Tra i vari episodi di violenza, l'imputato avrebbe inoltre colpito in volto, con un vasetto di vetro, la malcapitata e tentato di abusare sessualmente di lei. Vi è poi una seconda vittima, che dopo aver respinto un bacio sarebbe stata presa per il collo dall'uomo.

Il 36enne deve oggi rispondere di numerose imputazioni. Tra le principali spiccano ripetuto e tentato omicidio intenzionale, tentate lesioni gravi, tentata coazione sessuale, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, lesioni semplici con oggetto pericoloso ed esposizione a pericolo della vita altrui.

«Nessun calcio in testa» - Con la vittima principale «avevamo una relazione, seppur disfunzionale», spiega in aula il 36enne, che è affetto da disturbo borderline della personalità. «Probabilmente entrambi a livello emotivo avevamo bisogno di crescere. Più volte ho tentato di lasciarla ma non è stato possibile perché lei era molto insistente, mi chiamava di continuo e si presentava a casa mia». 

Riguardo al primo episodio di violenza, quello dei calci in testa, l'imputato afferma che «la storia è vera fino a un certo punto». Durante la serata in questione, che risale a settembre 2022, «avevamo avuto una discussione e lei non voleva andarsene da casa mia», racconta. «Abbiamo avuto una sorta di colluttazione dove l'ho tirata per i piedi, poi ho aperto la porta e le ho detto di uscire. Magari la sua testa può aver sbattuto sul mio ginocchio mentre la trascinavo, ma non le ho mai tirato un calcio in testa».

Messaggi compromettenti - «Quando la donna le ha in seguito scritto per messaggio "ti rendi conto che mi hai preso a calci in testa" lei però non ha negato», lo incalza il giudice Amos Pagnamenta. «Non aveva senso rispondere, non mi sentivo di esprimermi su fatti che non sono nemmeno accaduti», replica il 36enne.

L'uomo nega inoltre di aver tentato di soffocare, in una successiva occasione, l'allora compagna, così come di averle detto "ti ammazzo" e "ti sfiguro". «Se lei non mi avesse bloccato in casa sua non ci sarebbe stato alcun litigio. Io volevo andarmene, ma lei me lo impediva. Allora l'ho presa per il collo, l'ho spinta sul letto e le ho detto di smetterla. La stretta è durata pochissimo, forse tre secondi, e quando lei mi ha lasciato andare me ne sono andato».

Anche in quel caso, sottolinea Pagnamenta, «la donna ha poi scritto per messaggio "hai cercato di ammazzarmi", ma lei, nuovamente, non ha replicato». All'inizio dell'inchiesta il 36enne aveva completamente negato il litigio e dichiarato che quella notte aveva dormito altrove, rincara la dose il giudice. «Al momento dei fatti ero ubriaco e sinceramente non ricordavo nulla. Inoltre mi trovavo in prigione ed ero sotto shock», si giustifica l'imputato, che in un primo momento aveva affermato che le ferite al collo riportate dalla vittima «potevano essere state causate da una loro pratica sessuale o essere state autoinflitte».

Violenze sessuali - Si parla infine della tentata coazione sessuale: l'imputato avrebbe tentato di costringere la vittima a praticargli del sesso orale. «Avevamo una vita sessuale piuttosto accesa. In quell'occasione c’è stata un'incomprensione», afferma l'uomo. «A volte non si capiva se lei voleva o non voleva, ci giocavamo anche su questa cosa. In quel caso io mi sono avvicinato con il membro, ma quando lei ha detto no ho rispettato la sua posizione e mi sono spostato».

In un'altra occasione il 36enne avrebbe invece abusato sessualmente della vittima, sfruttando il fatto che lei dormiva, e avrebbe continuato nel suo atto nonostante lei, svegliatasi, gli avesse detto di smetterla. L'uomo sostiene però di «non essersi accorto» che la giovane dormiva.

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