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Kering sotto inchiesta: evasione fiscale in Francia grazie alla sede di Cadempino

Il colosso del lusso che controlla anche il marchio Gucci userebbe la sua piattaforma logistica Luxury Goods International per alleggerire le tasse negli altri paesi dove è attivo
Kering sotto inchiesta: evasione fiscale in Francia grazie alla sede di Cadempino
Il colosso del lusso che controlla anche il marchio Gucci userebbe la sua piattaforma logistica Luxury Goods International per alleggerire le tasse negli altri paesi dove è attivo
CADEMPINO - Il ministro francese dell'economia Bruno Le Maire ha annunciato oggi che è in corso un'indagine sul gruppo parigino Kering relativa alle accuse di elusione fiscale per 2,5 miliardi di euro fra il 2002 e il 2017. Il colosso del luss...

CADEMPINO - Il ministro francese dell'economia Bruno Le Maire ha annunciato oggi che è in corso un'indagine sul gruppo parigino Kering relativa alle accuse di elusione fiscale per 2,5 miliardi di euro fra il 2002 e il 2017. Il colosso del lusso - che controlla fra l'altro il marchio Gucci - si sarebbe servito della sua piattaforma logistica Luxury Goods International, con sede a Cadempino (TI).

«Vi è un'inchiesta in corso e andremo fino in fondo», ha affermato Le Maire ai microfoni di France Inter. «Il principio della giustizia fiscale viene difeso in questo caso come in tutti gli altri».

Secondo quanto pubblicato dal sito di informazione francese Mediapart, Kering avrebbe risparmiato imposte per 2,0 miliardi di euro dal 2009, di cui 1,4 miliardi per Gucci e 180 milioni per Saint Laurent. Risalendo al 2002 la cifra raggiunge i 2,5 miliardi, stando all'inchiesta giornalistica.

Da parte sua, in una presa di posizione inviata alla Reuters, Kering ha fatto sapere che «il gruppo paga le imposte dovute in Svizzera, conformemente alla legge e allo statuto fiscale della società». Il modello è noto al fisco francese e alle altre autorità tributarie competenti.

Principale fonte di profitti per Kering, Gucci è al centro di un'inchiesta per evasione fiscale avviata nel novembre 2017 dalla procura di Milano. La giustizia italiana sospetta che il gruppo abbia dichiarato in Svizzera attività in realtà realizzate in Italia.

Il tema viene fra l'altro ripreso oggi anche dalla SonntagsZeitung. Stando alle carte dell'inchiesta citate dal domenicale zurighese, gli inquirenti avrebbero scoperto fra l'altro che 20 top manager erano attivi in Ticino solo sulla carta, mentre in realtà avevano i loro uffici a Milano.

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