Nell’era in cui una 17enne grigionese finisce in tribunale per avere acquistato un coltellino “proibito” su Wish, ecco invece cosa riesce a fare un giovane ticinese
LUGANO – Ha ordinato dall’Asia un potente barbiturico. A recapitargli il pacco è stata la Posta. In quel pacco c’era il veleno con cui un giovane del Luganese voleva togliersi la vita. I suoi famigliari sono riusciti a fermarlo in tempo. Ma attaccano pesantemente le dogane. «Dove sono i controlli – si chiede un parente del giovane – e perché questo prodotto illegale è riuscito a entrare in Svizzera?»
La lista degli oggetti tabù – Di recente una 17enne grigionese è finita in tribunale per avere ordinato un coltello “proibito” da Wish. La lista degli oggetti tabù su suolo rossocrociato è lunga. Manganelli, penne che filmano, banconote false… Nel 2018 le autorità doganali elvetiche hanno intercettato 8.251 pacchi fuori legge. Il doppio rispetto all’anno prima.
Responsabilizzazione della persona – Il web, potenzialmente, ci permette di ordinare qualsiasi cosa. Come avvengono effettivamente i controlli doganali? «Per quanto riguarda l’importazione di medicamenti da parte di privati – premette Nadia Passalacqua, portavoce dell’Amministrazione federale delle dogane –, oltre all’aspetto repressivo, si cerca di responsabilizzare la singola persona». Il sito dell’amministrazione federale, a tal proposito, dà disposizioni ben precise.
Analisi dei rischi – «L’Amministrazione federale delle dogane – riprende Passalacqua –, attraverso i suoi collaboratori, esegue dei controlli a scandaglio in base a un’analisi dei rischi. La dichiarazione avviene in forma elettronica da parte del vettore della merce, con l’ausilio di documenti che accompagnano l’invio».
Qualcosa può sfuggire – Insomma, si analizza la merce in entrata a campione. Ed è inevitabile che qualcosa possa sfuggire. I numeri, d’altra parte, sono enormi. «Per quanto riguarda il traffico postale (pacchi e lettere), vengono importati mediamente circa 130.000 invii al giorno. In caso di sospetto, gli invii vengono aperti e controllati».
La Posta non guarda nei pacchi – La famiglia del Luganese ha qualche perplessità anche sul fatto che a consegnare il pacco sia stata «l’affidabilissima Posta svizzera». Ma Marco Scossa, portavoce del Gigante Giallo, non ci sta. E respinge ogni critica. «Noi facciamo da tramite tra mittente e destinatario. Non possiamo guardare cosa c’è all’interno dei pacchi e delle lettere. È una questione di privacy».