Due atti parlamentari depositati oggi da Marco Chiesa chiedono chiarezza al Consiglio federale. E sui ristorni: «La Confederazione è disposta a collaborare col Canton Ticino?»
BERNA / LUGANO - Indennità e ristorni dei frontalieri sono al centro di due atti parlamentari depositati questa mattina a Berna dal Consigliere nazionale Marco Chiesa, preoccupato in particolare dalla «concreta» possibilità che un domani la Svizzera possa essere «chiamata alla cassa».
Una fattura sostanziosa - «A quanto ammonterebbe la fattura per il nostro Paese se questo compromesso giungesse in porto?», chiede il deputato UDC, preavvisando che la misura avrebbe «un impatto enorme» per il Paese. «La Svizzera potrebbe decidere liberamente di non accettare questa normativa europea?», prosegue Chiesa, chiedendo inoltre al Consiglio federale se il popolo «sarebbe chiamato ad esprimersi in proposito» e se sia o meno «plausibile prevedere rappresaglie europee» in caso di rifiuto.
L'accordo congelato - Per quanto riguarda la situazione dei ristorni - sempre d’attualità a causa dell’impasse sulla sottoscrizione dell’accordo con la vicina Penisola - il consigliere nazionale UDC chiede se la Confederazione «é disposta a collaborare col Canton Ticino per mettere pressione sulla controparte al fine di assicurare l'utilizzo di questi importi per progetti di interesse comune».
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