Uno svizzero su due ne assume ogni settimana. Nel nostro cantone si raggiunge il 54.7%. Gli antidolorifici sono in cima alla classifica
BERNA - La metà della popolazione svizzera - di età pari o superiore a 15 anni - assume almeno un farmaco nell’arco di sette giorni. E i ticinesi sono in testa a questa particolare statistica. La quota cresce significativamente con l’aumentare dell’età, arrivando a toccare l’84% nelle persone di almeno 75 anni. A rivelarlo sono i risultati dell’Indagine sulla salute in Svizzera 2017 pubblicati oggi dall’Ufficio federale di statistica (UST).
Ticino "malato" di farmaci - La percentuale più alta - come detto - si registra nel nostro cantone con un 54,7% di consumatori regolari. Nel 1992 il Sud delle Alpi era invece la regione con il tasso più basso della Svizzera. «La vita lavorativa ha un impatto fondamentale sulla salute», afferma l'UST precisando che per valutare la soddisfazione gli indicatori chiave sono il sostegno da parte dei superiori e la conciliabilità tra vita familiare e lavorativa. Circa i tre quarti della popolazione attiva in Svizzera sono soddisfatti del proprio lavoro (73%), mentre il 9% fatica a conciliare lavoro e impegni familiari o non riceve sostegno dai propri superiori. Nelle Svizzera italiana la percentuale di chi fatica a conciliare lavoro e famiglia è più elevata: 12,5% contro 8,7 nella Svizzera tedesca e 10,3 % in Romandia.
Le donne in testa - In generale, le donne (55%) assumono farmaci con maggiore frequenza rispetto agli uomini (45%). Nonostante la stragrande maggioranza della popolazione consideri buona o molto buona la propria salute (85%) e qualità di vita (92%), un terzo risulta affetto da malattie croniche. In particolare, nell’ultimo quarto di secolo hanno acquisito crescente importanza i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, quali l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, il diabete o l’obesità.
Antidolorifici e cuore - In cima alla classifica dei consumi si collocano gli antidolorifici. Nel 2017, il 24% della popolazione ne aveva assunti nei sette giorni precedenti l’indagine. A seguire si trovano poi i farmaci contro i rischi di malattie cardiovascolari, contro l’ipertensione (16%), contro l’ipercolesterolemia (8%) e per il cuore (7%). L’uso di psicofarmaci, invece, è rimasto pressoché costante, a eccezione degli antidepressivi, il cui consumo è in aumento dal 2007.
Medicina complementare - Una tendenza particolare emerge invece nell’ambito della medicina complementare, dove la Romandia (38%) svetta rispetto alle aree germanofone (26%) e italofone (23%). Differenza che trova riscontro anche per quanto riguarda l’osteopatia, alla quale la popolazione romanda ricorre in misura nettamente maggiore (21%) rispetto alla Svizzera tedesca (6%) e italiana (5%).