Serata dibattito in vista a Villa Saroli. L’architetto Jachen Könz è critico sulla situazione: «La gente vuole essere più a contatto con l’acqua»
LUGANO - Il lungolago di Lugano? È sfruttato male. Malissimo. Solo il 30% delle rive è fruibile pubblicamente. La polemica è al centro del dibattito previsto per domani, martedì 25 ottobre, alle 18.30 a Villa Saroli e organizzato da i2a, forum di architettura urbana. Tra gli ospiti, anche l’architetto Jachen Könz, tra i più scettici sulla questione.
Signor Könz, personalmente le piace il lungolago di Lugano?
«Da Paradiso fino alla foce del Cassarate il lungolago è pubblico. Il concetto è ottocentesco. Non c’è l’accesso all’acqua. Il contatto con il lago è solo visivo. Questo è un dato di fatto. Poi, oltre la foce del Cassarate, e da Paradiso in poi, ci sono problemi».
Quale?
«Diverse proprietà private impediscono di passeggiare lungo il lago. Idem a livello di bagno pubblico. È un peccato. È quasi tutto in mano a privati».
Dal punto di vista turistico questo cosa comporta?
«Trovo che sia uno spreco. Uno cammina lungo il lago e a un certo punto deve mettersi a camminare in strada. La gente fatica a tornare volentieri sul lungolago di Lugano. A Zurigo e a Ginevra le camminate sono continue».
Perché si è arrivati a questa situazione?
«La città è cresciuta. Prima c’erano tanti prati. C’è stata una grande privatizzazione dei terreni in seguito e sono sorti tanti edifici. Fino agli anni Settanta, uno costruiva ciò che voleva sul proprio terreno. Questo ha influenzato molto lo sviluppo del territorio nella zona».
Perché oggi è importante parlare di questo problema?
«I tempi sono cambiati. E il turismo di oggi non è più quello del 1800. Il turista vuole vedere e vivere il lago. Direttamente. Non solo guardarlo da lontano. È una questione di prospettive future. Lugano, in fondo, vuole essere una città turistica».
Quali sono i possibili rimedi?
«Bisogna riqualificare al più presto le rive. Ad esempio, quella di Paradiso. Con una passerella sull’acqua, che va a zig zag e che si raccorda con la terra ferma nei punti in cui il lungolago torna pubblico. Il progetto è in fase di decollo».
Secondo lei questo principio è applicabile anche in altre tratte del lungolago?
«Assolutamente sì. Non si può fare finta che le proprietà private non ci siano. Bisogna convivere con queste realtà. L’importante è che la gente venga portata a contatto con l’acqua».