"La galleria Mappo-Morettina è il mio incubo, ma voglio guarire"

La fobia di Franco ha origine quattro anni fa quando si è sentito male nel tunnel. Oggi si sforza di non evitare più l'ostacolo: "Ma gli altri automobilisti non mi capiscono. Il mio è un appello spontaneo: chiedo comprensione". Lo psicoterapeuta Fabian Bazzana: "Il problema è molto diffuso".
GUDO/LOCARNO – Percorre quei cinque chilometri di tunnel tutti i giorni, da lunedì a venerdì, per recarsi al lavoro. Franco ha 37 anni, è attivo nel settore bancario, è sposato e ha una bambina. Vive a Gudo e ha l’ufficio a Locarno. Una vita normale. Con un incubo sullo sfondo: la galleria Mappo-Morettina. Quattro anni fa si è sentito male nel tunnel. Da allora ha un blocco tremendo. “Tutti i giorni lo percorro a bassa velocità, e fermandomi più volte nei piazzali di sosta – dice –. Il mio è un appello spontaneo: chiedo comprensione agli altri automobilisti. Sto cercando di guarire dalla mia fobia”.
Terapia d’urto - Ha deciso di uscire allo scoperto, Franco. Perché è consapevole che il suo non è proprio un comportamento comprensibile al volo. Ancora negli scorsi giorni, dopo avere rallentato e messo le quattro frecce in galleria, è stato bersagliato di insulti da alcuni conducenti che si trovavano alle sue spalle. “Purtroppo mi capita spesso – dice –, e siccome so di non essere l’unico ad avere questo problema, vorrei che la gente capisse che non facciamo apposta. È vero, potrei evitare la galleria, ma il mio terapeuta, che da qualche tempo segue questo mio disturbo, mi ha detto di insistere. Mi ha detto che devo lottare contro questo disagio. Evitare i tunnel non servirebbe a nulla”.
L’inizio - Tutto è iniziato una mattina di febbraio di quattro anni fa. Franco ha l’influenza ma si reca comunque al lavoro. A un certo punto ha un capogiro, l’aria comincia a mancare. “Sentivo che stavo per svenire – ricorda –, stavo perdendo la sensibilità nelle mani e nei piedi, e questo mi fece andare completamente in panico. Rallentai di colpo, abbassai i finestrini e inserii le quattro frecce. Per fortuna mi trovavo a un centinaio di metri dalla piazza di sosta. Rimasi lì per una ventina di minuti, con il finestrino abbassato”. Franco, nel frattempo, chiama sua moglie che lo verrà a prendere. “Ho ancora nelle orecchie il rumore dei camion che scorrevano lungo la strada. Non so come ho fatto a non svenire. Per me è stata un’esperienza terribile”.
Tolleranza zero - Da quel giorno Franco non è più riuscito a percorrere una galleria senza problemi. Le mani che sudano, i battiti del cuore che aumentano il ritmo, il respiro che si fa affannoso. “Per tre anni ho evitato qualsiasi tipo di tunnel con espedienti vari – precisa –. Da qualche tempo ho deciso di seguire una terapia che mi ha fatto capire che le difficoltà vanno affrontate. Non solo: ho conosciuto altre persone che hanno il mio stesso disturbo. Così, mentre continuo a evitare le altre gallerie, mi sforzo almeno di percorrere tutti i giorni la Mappo-Morettina. È il primo passo. Anche perché tutto è iniziato lì”. Una sfida che a Franco sta costando parecchio. A volte riesce a superare indenne i cinque chilometri di tunnel. Nella maggior parte dei casi invece si lascia prendere dal panico ed è costretto a fermarsi più volte nelle aree di sosta all’interno del traforo. “La gente non la prende bene – confessa –, appena inizio a rallentare o mi ‘puntano’ oppure iniziano a strombazzare o a lanciarmi segnali con i fari. Sono situazioni che mi mettono ancora più in ansia”.
Patrick Mancini
Foto Ti-Press Ely Riva



