Le difficoltà che si presentano a chi tenta di conciliare lavoro e famiglia sono numerose, sottolinea la SIC in una nota: tra le principali la differenza di salari tra uomini e donne e la custodia dei bambini. Inoltre la maggior parte delle aziende non consente ai dirigenti di scegliere il tempo parziale. I lavoratori part-time sono inoltre svantaggiati per quanto riguarda l'assicurazione per la vecchiaia, sottolinea l'associazione.
Nonostante le difficoltà, sono sempre più numerose le donne a lanciarsi nel mondo del lavoro. Dopo una flessione negli anni Novanta, la percentuale di donne che "portano a casa la pagnotta" è salita l'anno scorso al 60%, secondo l'Ufficio federale di statistica. Al contempo, questa percentuale è calata dall'80% al 76% negli uomini. Resta il fatto che più della metà delle donne ha un'occupazione a tempo parziale, contro l'11% degli uomini. Questo divario è particolarmente marcato tra le persone dai 25 ai 40 anni, vale a dire tra i giovani genitori: il 90% degli uomini in questa fascia d'età ha un lavoro a tempo pieno, mentre il 38% delle donne fa la casalinga e il 51% lavora a tempo parziale.
In un nuovo opuscolo, la SIC propone una serie di misure che dovrebbero consentire a ditte e dipendenti di trovare una soluzione armoniosa e soddisfacente per tutti. Gli impiegati devono dar prova di spirito d'iniziativa per quanto riguarda i colloqui di lavoro, le esigenze salariali, la custodia dei figli e il perfezionamento professionale. Anche chi lavora a tempo parziale deve continuare a aggiornarsi per rimanere a galla e deve quindi poter fruire delle stesse opportunità di formazione professionale di coloro che lavorano a tempo pieno, sottolinea la SIC. L'associazione difende inoltre l'idea che allo stesso lavoro debba corrispondere lo stesso salario e incoraggia le aziende a optare per casse pensioni che non penalizzino gli impiegati a tempo parziale.