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PARDI DI DOMANICorti svizzeri tra forma e storia

09.08.06 - 08:11
Corti svizzeri tra forma e storia

È interessante quello che si st­a vedendo nella sezione Pardi di Domani per il concorso dedica­to alle opere elvetiche. Interes­sante perché fornisce un valido spaccato delle tendenze e del li­vello dei giovani realizzatori sviz­zeri. Gli estremi entro i quali ci si muove sono da una parte un al­to profilo formale, dall’altra l’abi­lità nel riuscire a raccontare del­le storie che abbiano un sens­o compiuto e corposo, che non si limitino cioè a fornire degli spun­ti sui quali fabbricare immagini fine a se stesse. Purtroppo sem­bra che un approccio escluda l’al­tro ma per lo meno in entrambi i campi si sono visti lavori notevo­li. Esempio del primo tipo, cio­è di cortometraggio visivamente eccellente, è Nouvel Ordr­e dei tr­e registi Ausonio Tavares de Sou­sa, Gregory Bindschedler e Jean Daniel Schneider: splendide im­magini cariche di tensione – c’­è una casa semideserta, un morto, un suicida... – senza però un sen­so comprensibile. Di alta quali­tà tecnica è anche Coupé Cour­t
di Hugo Velado che, dirigendo persino Carlos Leal (presente al Festival)prova comunque a met­tere in scena una storia di ven­detta tremenda vendetta mala­vitosa. Del secondo tipo, ossia belle storie ma formalmente niente di che, è il divertente Aschenbrüder di Steve Walker e Markus Heiniger, storia di due fratelli costretti a compiere insie­me un viaggio per disperdere le ceneri del padre. Da menzionare infine due corti del... terzo tipo, ossia che puntanto tutto su un’idea originale ed efficacissi­ma e insistono su di essa. Entram­bi spassosi sono Federer et Moi e
Jules Aimé Péclard Distillateur d’esprit de cloche­r . Il primo, di Ro­bin Harsch prende gli exploit ten­nistici di Federer come modello per... conquistare le ragazze. Il se­condo, di Grégoire Mayor, si pro­pone come un finto documenta­rio etnografico su un distillator­e di alcool... campanilistico pieno di spirito patrio­.

Fa.Co.
 

 

 

 

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