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SVIZZERA

Dazi al ribasso, uno "schiaffo" per Karin Keller-Sutter?

La presidente della Confederazione è stata la grande assente nell'annuncio dell'intesa con gli Stati Uniti. La sua immagine ne esce scalfita? Parola all'esperto
20Min
Fonte red
Dazi al ribasso, uno "schiaffo" per Karin Keller-Sutter?
La presidente della Confederazione è stata la grande assente nell'annuncio dell'intesa con gli Stati Uniti. La sua immagine ne esce scalfita? Parola all'esperto

BERNA / WASHINGTON D.C. - Guy Parmelin protagonista sotto i riflettori e Karin Keller-Sutter nell'ombra? L'intesa di massima sui dazi - ridotti dal 39% a un "europeo" 15%, che rimane tuttavia ben superiore rispetto ai valori di inizio anno - che il consigliere federale democentrista ha riportato in patria dopo il suo incontro lampo, venerdì, con il segretario al Commercio statunitense Jamieson Greer, in quel di Washington D.C., ha messo in luce l'assenza della presidente della Confederazione dall'atteso annuncio che ha riportato un certo sollievo nell'economia elvetica.

La stampa d'oltralpe non ha mancato di farlo notare. «Il grande assente dall'annuncio dell'accordo sui dazi? Karin-Keller Sutter», ha scritto Watson. «Uno schiaffo per Karin Keller-Sutter?», si è chiesto 20 Minuten, attingendo alla propria sezione commenti e - senza dimenticare la rocambolesca telefonata dello scorso agosto con il presidente statunitense, Donald Trump - interpellando sulla questione un esperto.

Accuse giustificate, quindi, quelle dirette alla consigliera federale?

Per Mark Balsiger, analista politico, è importante premettere che il risultato ottenuto venerdì è il frutto di uno sforzo congiunto di più attori. «Sono stati coinvolti industriali, diplomatici e politici. Parmelin è potuto entrare in contatto con le persone perché può vantare un accesso diretto con le stesse». Inoltre, sottolinea l'esperto, il Consiglio federale ha potuto affidarsi con grandi benefici anche alla direttrice della Seco, Helene Budliger Artieda, capace di «agire con compostezza, restando fuori dalla mischia».

Per quanto concerne Keller-Sutter, «deve aver digrignato i denti ancora una volta», osserva Balsiger, perché l'immagine della negoziatrice dura e assertiva, coltivata a lungo nel corso degli anni, ne è uscita in parte scalfita. E molti, ricordando l'estate scorsa, potrebbero sostenere che ha sbagliato, «ma è altrettanto possibile che abbia semplicemente avuto un colloquio mentre Trump era di cattivo umore». Sulla stessa linea si esprime anche l'esperto di comunicazione Andreas Notter, che sottolinea come la consigliera federale sia rimasta «fedele a sé stessa approcciando i negoziati secondo standard diplomatici ben collaudati. Ma alla fine, tutto ciò che interessa a Trump è che chi gli sta davanti si inchini a lui».

In difesa della presidente si è espresso anche Roland Rino Büchel, consigliere nazionale di lungo corso per l'UDC, che ha spazzato via le critiche con una metafora sportiva. «Si tratta di guardare avanti e agire come una squadra. Se qualcuno fallisce l'opportunità di fare un gol non importa. Importa che alla fine vinca la Svizzera».

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