Il viaggio dalla Svizzera, poi le martellate mortali alla nonna

Il 30enne che ha ucciso l'anziana parente e ha ferito il compagno della madre ha dichiarato di essere stato umiliato e perseguitato fin da bambino
ACILIA - Ci sono ancora molti aspetti da chiarire nella vicenda del 30enne che, sabato mattina, ha aggredito a martellate il compagno della madre e la nonna, ferendo gravemente il primo e uccidendo la seconda.
I media italiani spiegano che l'uomo era partito dalla Svizzera, dove viveva insieme alla compagna (con la quale ha avuto una bambina) e, dopo aver dormito la notte precedente in un albergo, la mattina del 6 dicembre si è presentato a casa dell'80enne ad Acilia, alle porte di Roma. Non è chiaro cosa abbia innescato la furia omicida dell'uomo, che, dopo essere entrato in casa con una copia delle chiavi in suo possesso, ha colpito ripetutamente l'anziana, uccidendola. Il compagno della madre, che stava ancora dormendo al momento della prima aggressione, ha cercato di intervenire e si è salvato correndo fuori casa e chiedendo aiuto in un bar, nonostante le gravi ferite a un occhio e l'amputazione di un orecchio.
I familiari hanno parlato di una serie di problemi di salute mentale del 30enne, il quale però non stava seguendo alcun percorso terapeutico. Gli stessi inquirenti non lo hanno visto particolarmente lucido. È stato lui stesso a dare una motivazione del suo gesto: «Mi perseguitavano, dicevano che sono un nullafacente. Mi umiliavano fin da quando ero bambino. Ho vissuto trent'anni di sofferenza, non ce l’ho più fatta». Il suo avvocato difensore ha parlato di un quadro di forte disagio.
Il 30enne, al termine dell'aggressione, è fuggito ma poi, una volta a Roma, si è messo in contatto con la polizia. Alla vista degli agenti non ha opposto resistenza e, anzi, ha indicato di avere gettato il martello in un campo poco lontano dalla casa dell'omicidio.
Ora l'uomo si trova nel carcere romano di Rebibbia. L'accusa è pesantissima: omicidio volontario.




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