Un poliziotto bernese avrebbe costretto un membro dei Giovani socialisti (Juso) a eliminare dal suo cellulare una prova. Ora lui ha intenzione di denunciarlo
BERNA - I Giovani socialisti (Juso) bernesi hanno organizzato una manifestazione non autorizzata venerdì scorso, con l’obiettivo di catalizzare l’attenzione sull’iniziativa popolare “99% - per un aumento della pressione fiscale sui super-ricchi”. La polizia è intervenuta nel centro storico con un grande dispiego di agenti, impedendo di fatto l’evento.
Due membri Juso accusano ora gli agenti della polizia. «Mi hanno costretto a cancellare le prove», ha spiegato Beni Stückelberger al Blick. Il ragazzo ha ripreso con il cellulare il momento in cui i poliziotti hanno fermato dei suoi compagni di partito per una perquisizione personale. «Volevo documentare l’intervento, in modo da avere una prova qualora gli agenti non si fossero comportati in modo adeguato», confessa.
Il poliziotto gli ha chiesto di interrompere il video. «Mi ha ordinato di cancellarlo - aggiunge Stückelberger -. Non potendo prendere il cellulare, ha minacciato di portarmi via».
La denuncia - I Giovani socialisti intendono ora presentare una denuncia per uso improprio della forza. «Chiedere a qualcuno di cancellare delle potenziali prove è illegale», sostiene Vera Diener, membro Juso. «Per quanto ne sappia io, abbiamo buone possibilità di vincere una possibile causa». Per il momento hanno contattato degli informatici per tentare di recuperare il video cancellato.
La Polizia di Berna per il momento preferisce non commentare l’incidente.
«I curiosi sono d'intralcio» - Ma quanto possiamo fotografare o riprendere con il nostro cellullare quando siamo testimoni di fatti di cronaca? La polizia cantonale, interpellata di recente, aveva spiegato che «gli agenti possono ritenere che la registrazione con il telefonino leda la loro privacy, o che metta a repentaglio la loro sicurezza. "I curiosi" possono venire allontanati o sottoposti a loro volta a un controllo. Se insistono, lo smartphone può essere sequestrato a titolo cautelativo».
La voglia di essere testimoni dei fatti è in realtà «un diritto - aveva spiegato il servizio comunicazione della polizia cantonale - ma entro certi limiti». «Questi comportamenti - secondo Fabio Rianda della Protezione civile di Locarno - possono essere causa non solo di intralcio, ma anche di rischi sia per i soccorritori che per gli stessi curiosi».