Swiss Fencing: «Non si capisce perché la squadra abbia sfruttato la cerimonia per una manifestazione politica. Ma non è antisemitismo»
BERNA - Un mezzo pasticcio diplomatico nato su una pedana dove si tira di spada e culminato sul podio di medaglie: le "spallucce" fatte dai quattro moschettieri Under 23 della scherma svizzera, rei di non essersi voltati come da protocollo mentre risuonava l'inno israeliano, sta alimentando la polemica.
Ai guizzi patriottici dei commenti dei tifosi elvetici sui social, che sembrano mostrare solidarietà agli atleti, si affiancano i malumori e lo sdegno degli schermidori israeliani, di cui si fa portavoce Itamar Tavor: «Non ce ne siamo nemmeno accorti durante la cerimonia, lo abbiamo scoperto solo quando siamo tornati in hotel. Ci hanno stretto la mano. Quello che poi hanno fatto durante la cerimonia è stato offensivo e ingiustificato» ha dichiarato al sito 20 Minuten.
Ieri si era scomodato persino il ministro degli Esteri, tuonando sul suo profilo X contro i componenti della squadra svizzera e additandoli di avere messo alla berlina della vergogna un Paese intero.
Caso chiuso se arrivassero le scuse? Macché. Lo schermidore israeliano, ad esempio, le ritiene inutili: «Quello che è successo è già successo. Dobbiamo solo assicurarci che una cosa del genere non accada mai più, né nella scherma né in nessun altro sport».
Sulla pedana delle dichiarazioni scende anche il presidente della Federazione svizzera di scherma, Max Heinzer, che ha parlato con gli atleti svizzeri: «Sono turbati dal trambusto che si sta verificando. Volevano solo protestare contro la guerra in Medio Oriente, probabilmente pensavano di fare qualcosa di buono. Non era affatto loro intenzione mettere in campo una protesta dal carattere antisemita».
Poco prima, la stessa federazione sul proprio profilo Instagram aveva pubblicato un post nel quale sottolineava di non capire «perché la squadra abbia sfruttato la cerimonia di premiazione per una manifestazione politica». E rimarcando che in linea di principio la Swiss Fencing «ritiene che le competizioni sportive non siano adatte all'espressione di opinioni politiche, anche se agli atleti è ovviamente consentito avere le proprie opinioni personali sugli eventi mondiali».
Intanto, dopo il ritorno dall'Estonia, gli atleti saranno chiamati a rapporto: «Poi decideremo quali misure saranno necessarie» rende noto la federazione che ha chiesto scusa agli schermidori israeliani.