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SALZBURGRINGAlla ricerca delle radici sportive di Chevrolet

15.06.12 - 11:00
Un viaggio con Corvette e Camaro verso il Salzburgring, per vedere cosa è rimasto del suo DNA sportivo.
Ticinonline/b.a.
Alla ricerca delle radici sportive di Chevrolet
Un viaggio con Corvette e Camaro verso il Salzburgring, per vedere cosa è rimasto del suo DNA sportivo.

LE RADICI PERDUTE - Se dovessi chiedermi quale immagine abbinare al marchio Chevrolet, non avrei una. O meglio ne avrei diverse: da amante delle vetture sportive penserei alla Corvette o ad altre Muscle Cars degli anni '60, da giornalista dell'automobile ad un marchio che è oggi presente sul mercato con una gamma di modelli molto ampia - alcuni dei quali validi - proposta peraltro a prezzi allettanti. Ma una persona qualsiasi credo che non abbia nessuna delle due, e questo perchè nell'ultimo decennio il marchio è cambiato molto. Dalla distribuzione di modelli pensati esclusivamente per gli USA è diventato, dopo l'acquisizione di Daewoo nel 2005, un marchio generalista indirizzato ad un pubblico piuttosto ampio, concedendosi fortunatamente il lusso di tenere nella gamma icone come la Corvette e la Camaro. Se c'è una cosa che però molti ignorano questa è la sua radicata tradizione sportiva. Pochi sanno infatti che un tempo il marchio fondato dall'emigrante svizzero Louis Chevrolet era sinonimo di sportività , principalmente perché© proprio lui era un pilota di vetture da corsa. Ma di tutto questo cos'è rimasto oggi?

CAMARO: AUTOSTRADA E PASSI NO PROBLEM! - Per scoprirlo siamo partiti da Zurigo, e con due Camaro e due Corvette Gran Sport abbiamo iniziato il nostro viaggio verso il Salzburgring, dove proprio durante quel fine settimana si è svolta la tappa austriaca del WTCC, il campionato mondiale turismo. Con la nostra carovana di V8 varchiamo quindi il confine austriaco in direzione dell'Inntal, verso Innsbruck. Io che al momento mi trovo alla guida della Camaro sono prima di tutto colpito dalla comodità: non avrei mai pensato che la Muscle Car fosse in grado di sciropparsi con tanta facilità  diverse ore di viaggio. Che sull'Alrblergpass - preso per evitarci i 15 di chilometri della rispettiva galleria - sarebbe stata divertente avrei già  potuto scommetterci dopo la prima volta in cui l'avevamo provata lo scorso settembre. Con la grande coppia del V8, il rispettivo sound e il cambio manuale sa entusiasmare pur essendo lontana dalla migliore concorrenza europea. Dopo una breve sosta per il pranzo il viaggio continua, con l'obbligatorio passaggio sulle autostrade tedesche giusto per poter finalmente distendere un pochino l'andatura.

UN’ENTUSIASMANT GARA 2 - L'indomani, una volta raggiunto il Salzburgring, la giornata inizia con una visita ai Paddock e ai Box (pubblicata questa settimana) per scoprire tutti i segreti organizzativi. Prendiamo poi posto sulle tribune per assistere alle due gare. La prima si svolge nel pieno della monotonia, con le tre Chevrolet che partono in testa e tagliano il traguardo allo stesso modo. La seconda invece è stata decisamente più coinvolgente ed ha tenuto tutti gli spettatori con il fiato sospeso, in particolare dal momento in cui Alain Menu è uscito di pista andando a sbattere contro il bordo della pista a pochi giri dalla fine, questo a causa di un cedimento del pneumatico anteriore sinistro. Il circuito austriaco è infatti conosciuto per mettere fortemente sotto pressione le coperture: c'è un curvone a destra che i piloti affrontano attorno ai 200 km/h, alla fine del quale devono eseguire una violenta staccata per affrontare la curva 10, anch'essa a destra. La stesso problema lo hanno sentito molti piloti delle vetture a trazione anteriore come il campione in carica Yvan Müller - uscito anche lui di pista poco dopo Menu - e seguito a ruota da Rob Huff che proprio alla penultima curva prima del termine della gara ha dovuto cedere il passo a Stefano D'Aste sulla BMW Serie 3, dovendosi quindi accontentare del secondo posto.

COMPETIZIONI? SI GRAZIE! - "Fare le corse fa bene agli ingegneri al marketing", ci dice Eric Nève, manager della divisione Motorsport. "I primi hanno infatti la possibilità  di provare qui quello che sui prototipi costerebbe dieci volte tanto, hanno la possibilità  di imparare da eventuali errori e, quando qualcosa va bene, traslarlo sulle vetture stradali." La punta di diamante della Chevy è sicuramente la Corvette, che in sessant'anni ha vinto contro diversi marchi prestigiosi sia in Usa che in Europa, e a titolo d'esempio la C6-R da corsa e la ZR1 condividono lo schema delle sospensioni e molta esperienza accumulata con i materiali compositi, tanto che secondo gli ultimi test della prestigiosa rivista tedesca Sport Auto hanno registrato tempi sul giro uguali a quelli di una McLaren MP4-12C. Ma non solo è importante sulle vetture sportive, poiché se un'utilitaria pesa meno e ha un coefficiente aerodinamico migliore consuma meno benzina. "Quando invece si parla di Marketing, essere vincenti ma anche solo partecipare crea entusiasmo tra i dipendenti e i venditori, specie se possono assistere e vivere in prima persona un week-end come questo", conclude Eric.

LA NOSTRA PROVA IN PISTA - Il lunedì successivo alla gara è invece toccato a noi vivere in prima persona il Salzburgring con le più sportive del marchio. Dopo un primo riscaldamento con la Camaro - che si è difesa piuttosto bene - i tempi sono maturi per salire a bordo della Z06. Qualche giro, giusto quelli che bastano per ricordarmi che dalla sesta generazione la Corvette è diventata un'avversaria molto temibile per le sportive europee. Non è solo la goduria del poter spremere il V8 fino ad 7'000 giri al minuto con una colonna sonora la pelle d'oca, ma è proprio la sensazione di trovarsi su un'auto che pur essendo anacronistica all'ennesima potenza e messa insieme con soluzioni ingegneristiche talvolta preistoriche, si rivela un'arma molto tagliente sui circuiti veloci. Le staccate sono talmente potenti da smuovere gli organi interni e la puoi buttare in curva come poche altre: l'anteriore è leggerissimo, lo sterzo pronto e preciso, la percorrenza in curva ben bilanciata e l'uscita... sempre un'emozione. Arrivare poi a sfiorare i cordoli a 245 km/h e riallineare la vettura subito dopo per la prossima staccata prima della prossima curva sono momenti che vanno vissuti metro dopo metro. Poi arrivava il turno della ZR1 che sarà  anche più potente, più veloce in rettilineo e più spettacolare, ma in pista non da mai quella sensazione di precisione chirurgica come la sua "gmella"; questo nonostante le sue capacità  dinamiche sono (a titolo d'esempio) molto più elevate rispetto a quelle di una Camaro. Per dirla in altri termini la Z06 è paragonabile ad una 911 GT3 mentre la ZR1è filosoficamente più vicina alla 911 Turbo.

CON OTTIMISMO VERSO IL FUTURO - Sebbene il DNA sportivo sia vivo e vegeto, sebbene abbia vinto già  due titolo costruttori nel WTCC e che il travaso dalle vetture da corsa a quello stradale sia evidente, questo è percettibile solo ai livelli piuttosto alti poiché le vetture con cui il cliente finale può beneficiarne non sono alla portata di tutte le tasche. La Chevrolet si è rimessa in gioco solo da pochi anni a tutto tondo nell'ambito sportivo, motivo per il quale ci vorrà  ancora un po' di tempo finché molti riusciranno a percepirlo. Quello che forse servirebbe è una versione sportiveggiante di un modello popolare, poiché a patto di non avere un portafoglio abbastanza gonfio o seguire le corse con molto interesse, di tutto il loro grande impegno e relativi successi si sente parlare (purtroppo, e per ora) ancora troppo poco.

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