Cerca e trova immobili

NICARAGUAAggredite le massime autorità della Chiesa locale

10.07.18 - 07:19
Decine di manifestanti hanno colpito i religiosi, aggredendo anche vari giornalisti
Keystone
Aggredite le massime autorità della Chiesa locale
Decine di manifestanti hanno colpito i religiosi, aggredendo anche vari giornalisti

MANAGUA - La Chiesa nicaraguense ha condannato la «ripudiabile e codarda aggressione» di cui sono stati vittime ieri il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, il suo ausiliare monsignor José Silvio Báez e il nunzio apostolico monsignor Waldemar Stanisaw Sommertag, attribuendone la responsabilità a «gruppi paramilitari e simpatizzanti del governo» di Daniel Ortega.

I presuli sono stati aggrediti al loro arrivo alla chiesa di San Sebastiano di Diriamba - circa 40 km ad ovest di Managua - dove erano accorsi per aiutare i sacerdoti locali, che avevano accolto un gruppo di oppositori che si erano rifugiati nel tempio.

Decine di manifestanti, urlando «assassini» e «terroristi» al cardinale Brenes e il gruppo che lo accompagnava, hanno colpito i religiosi, ferendo monsignor Baez in un braccio e monsignor Miguel Mantica al collo, e hanno anche aggredito vari giornalisti presenti nella chiesa, rubando cellulari e sfasciando telecamere ed apparecchi fotografici.

Brenes, che è anche presidente della conferenza episcopale nicaraguense, ha detto alla stampa che si è sentito "contento degli insulti, delle mie debolezze, di quanto ho sofferto, delle persecuzioni subite, perché sono quelle sofferte da Cristo", aggiungendo che "è quando sono più debole che sono forte".

Poco dopo l'aggressione violenta contro il cardinal Brenes e monsignor Baez - protagonista del "dialogo nazionale" fra governo e società civile, nel quale i vescovi fungono da mediatori - un'altra chiesa è stata attaccata e saccheggiata da militanti pro-governativi a Jinotepe, nel sudovest del Paese.

Diriamba e Jinotepe sono state lo scenario di violenti attacchi da parte di unità antisommossa della polizia e gruppi irregolari pro governativi durante il week end scorso, che hanno lasciato un bilancio di almeno 14 morti, che si aggiungono agli oltre 300 uccisi dall'inizio delle proteste di piazza, nell'aprile scorso.

La brutalità della repressione e il fatto che i responsabili della Chiesa siano ormai attaccati apertamente - e denunciati come terroristi sui media ufficiali e i social- indicano che il governo di Ortega ha deciso di indurire ancora di più la sua posizione, respingendo le rivendicazioni dell'opposizione, e in primis la richiesta di elezioni anticipate, e accusando i suoi avversari di essere i responsabili della violenza.
 
 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE