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CANTONEBilaterali: “25mila nuovi posti di lavoro, 27mila nuovi frontalieri”

25.09.15 - 16:07
Intervista ad Oreste Pejman, candidato per Generazioni Giovani - GG Sottoceneri
Bilaterali: “25mila nuovi posti di lavoro, 27mila nuovi frontalieri”
Intervista ad Oreste Pejman, candidato per Generazioni Giovani - GG Sottoceneri

LUGANO - Oreste Pejman è candidato per Generazione Giovani - GG Sottoceneri, lista congiunta con le liste dei Verdi Liberali, Partito Popolare Democratico, Generazione Giovani - GG Sopraceneri e Ticinesi nel mondo. Lo studente, nato il 25 luglio del 1992, ha risposto alle 8 domande di Ticinonline, uguali per tutti i 114 candidati al Consiglio nazionale e i 7 per il Consiglio degli Stati.

Lavoro: nel Mendrisiotto c'è una percentuale di frontalieri che supera il 50%. Neppure in Lussemburgo vi è una situazione del genere. Il liberismo abbinato al pragmatismo e all'utilitarismo tipicamente elvetici non rischiano di essere controproducenti per il nostro Cantone?
“Credo che il Ticino, insieme alla Svizzera, deve riuscire a capire che il nostro sistema è sì efficace ma deve avere dei contrappesi, delle correzioni. In questo caso la Svizzera deve ascoltare il suo popolo, che il 9 febbraio ha proposto la sua soluzione, chiedendo di dare la preferenza ai residenti nel lavoro e di controllare l’immigrazione. Questa misura andrebbe a correggere le distorsioni nel mercato del lavoro, poiché oggi l’assenza totale di controllo dell’immigrazione permette a quelle imprese senza scrupoli di fare il proprio interesse, dimenticandosi completamente della società e dei disoccupati, di cui fan parte purtroppo sempre più giovani. La politica serve proprio qua: deve intervenire e mettere delle regole che indirizzino le imprese a fare il bene comune”.

Si dice che l'economia ticinese sia diventata più ricca dall'entrata in vigore degli accordi bilaterali. Questa ricchezza come è stata distribuita? I ticinesi sono più ricchi di prima?
“Di sicuro gli imprenditori ne hanno approfittato e indirettamente quindi anche la società. Purtroppo però per via di alcuni imprenditori senza scrupoli, molti residenti non riescono a trovare un lavoro e molti altri lo trovano ma con salari troppo bassi per poter arrivare a fine mese. Gli accordi bilaterali hanno permesso la creazione di 25000 nuovi posti di lavoro in 10 anni, ma hanno allo stesso permesso l’arrivo in Ticino di 27000 nuovi frontalieri in 10 anni. La libera circolazione è il grande problema in questo caso. Quindi se da un lato l’economia ticinese è diventata più ricca, dall’altro lato si può notare come anche i disoccupati siano aumentati. Credo che bisogna quindi subito introdurre un correttivo: la preferenza ai residenti nel lavoro”.

Franco forte. Nonostante l'allarme lanciato dal settore industriale, dal turismo e dalla vendita al dettaglio, gli studi di ricerca parlano di economia svizzera che tiene e cresce. Tanto rumore per nulla?
“Tanto rumore per nulla o per fare pressioni sul Parlamento. La BNS ha fatto benissimo ad abbandonare il cambio fisso a 1.20. Alla lunga il mercato vince e non aveva più senso, soprattutto poco prima dell’accordo greco e del quantitative easing di Mario Draghi, comprare carta senza valore (euro). Le aziende hanno avuto 3 anni per prepararsi in modo adeguato a questo momento. Il vero problema dell’export svizzero è che è troppo euro-dipendente. La Svizzera deve aprirsi ad altri mercati, così da non dipendere da un unico mercato, che tra l’altro è uno di quelli che fa più fatica a crescere. La Svizzera è forte e stabile, il PIL crescerà e entro pochi anni potremmo tornare a crescere al giusto ritmo”.

Il 9 febbraio 2014 gli svizzeri hanno messo in discussione la politica del Consiglio federale in materia di migrazione. Come se ne esce?
“Il Consiglio federale credo non ne sia ancora uscito. Almeno questa è l’impressione che dà. Oggi il nostro governo ha l’obbligo costituzionale di rinegoziare la libera circolazione, cosa che a mio avviso sta facendo in modo lento e debole. Forse queste elezioni saranno l’occasione per cambiare uno o più membri del Consiglio federale, così da poterne avere uno più forte e coraggioso”.

I premi della cassa malati aumentano ancora. Fino a quando reggerà questo sistema?
“C’è da chiedersi come mai continuano ad aumentare i costi: da una parte ciò è legato all’aumento dei costi della salute, ma dall’altro lato anche al fatto che l’ente regolatore non incentiva molto le casse malati ad avere una gestione finanziaria prudente. Credo che oggi tra le casse malati ci sia piuttosto una finta concorrenza, e che più controlli siano quindi indispensabili”.

La Svizzera è risparmiata dal grande flusso di migranti in cerca di rifugio e prospettive di vita migliori. Ritiene necessario potenziare i controlli ai confini?
“La Svizzera deve controllare le proprie frontiere, aumentare il numero di guardie di confine, e identificare chi vuole entrare in Svizzera. Chi vuole domandare l’asilo deve poterlo fare, ma c’è bisogno di procedure rapide, che possano quindi indicare in tempi brevi chi veramente scappa da una guerra e va accolto e chi invece è un migrante economico, che non ha diritto all’asilo. L’Europa purtroppo non controlla le proprie frontiere e spesso non identifica le persone (soprattutto l’Italia). Il problema è così lasciato ad ogni singolo Stato, e la Svizzera quindi deve tenersi pronta se l’Europa non dovesse cambiare atteggiamento”.

La politica energetica è abbastanza o troppo coraggiosa?
“La politica energetica deve essere lungimirante ma anche progressiva. Credo che la Svizzera sia all’avanguardia in merito, tanto che usciremo presto dal nucleare e abbiamo sempre più economie domestiche che usano solo energia prodotta da fonti rinnovabili. La strada è quindi incentivare le energie rinnovabili, in maniera pragmatica e progressiva”.

Finanziamenti ai partiti poco trasparenti, rappresentanti del popolo al servizio delle lobby dei potenti dell'economia. Come rispondere a queste accuse?
“Credo che i cittadini abbiano il diritto di sapere se alcune lobby finanziano politici o partiti, e che ciò sia nell’interesse della Nazione, così che i nostri politici siano meno avvezzi a rappresentare prima una lobby che il proprio Popolo. Non bisogna d’altro canto nemmeno ingigantire la questione perché tanti politici sono persone per bene, che amano la propria Nazione e che rappresentano magari associazioni pulite e legate al territorio. Se è così allora non vedo il problema nel rendere pubblici finanziamenti o appoggi politici”.

 

 

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