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Bellinzona

Un comitato ticinese per salvare il servizio civile

«Meno civilisti rischiano di penalizzare servizi sociali, ambiente e solidarietà in Ticino»
Comitato servizio civile
Fonte comitato ticinese servizio civile
Un comitato ticinese per salvare il servizio civile
«Meno civilisti rischiano di penalizzare servizi sociali, ambiente e solidarietà in Ticino»

BELLINZONA - Impedire lo smantellamento del servizio civile e garantire il diritto all’obiezione di coscienza. È questo l’obiettivo del comitato ticinese di sostegno al referendum sulla Legge federale sul servizio civile (LSC), le cui motivazioni sono state presentate oggi in conferenza stampa a Bellinzona. Lanciato dalla Federazione svizzera del servizio civile (CIVIVA), il referendum ha già incassato il sostegno di numerose organizzazioni anche a Sud delle Alpi.

La posta in gioco, come ha dichiarato Zeno Casella (membro del comitato di CIVIVA), è molto alta: «Siamo di fronte ad un’offensiva generalizzata ed ingiustificata contro il servizio civile. Il parlamento federale vuole rendere molto più difficoltoso e punitivo accedervi, limitando drasticamente le ammissioni. Questi attacchi, oltre a quelli ancora in discussione a Berna, andranno a minare alla base lo stesso diritto all’obiezione di coscienza, così duramente conquistato dopo decenni di lotte. Ecco perché è cruciale sostenere questo referendum».

Non sarebbero solo i civilisti ad essere penalizzati, ma l’intera società, secondo Giordano Cusini (direttore di Casa Marta): «Con la prevista riduzione del 40% delle ammissioni al servizio civile, mancheranno forze e risorse in numerosi servizi di utilità pubblica, come le case anziani, le scuole, le aziende agricole o i servizi sociali. Strutture di accoglienza come Casa Marta, che ospita persone che per motivi diversi si trovano in difficoltà e senza alloggio, sarebbero direttamente toccati: il nostro organico è completato infatti dai civilisti, senza i quali sarebbe impossibile offrire gli stessi servizi e la stessa presa a carico che possiamo assicurare oggi».

Gli altri oratori hanno sottolineato numerosi altri problemi posti dalla nuova legge. Per Filippo Lafranchi (CNSI), «chi vuole impegnarsi per una società più solidale non dovrebbe essere punito». Secondo Niccolò Mazzi-Damotti (PS), «le misure proposte non solo sono inutili, sono inefficienti e pericolose: serviranno solo a indebolire ciò che oggi tiene insieme il nostro tessuto sociale». Massimiliano Ay (PC) ha insistito sull’importanza della neutralità elvetica: «Fare servizio civile è anche un modo per evitare di essere coinvolti in preoccupanti scenari bellici contro i nostri interessi nazionali». Per Rocco Vitale (Verdi), «la protezione dell’ambiente, l’agricoltura di montagna e le zone periferiche ne risentirebbero, visto l’importante contributo dato dai civilisti in questo ambito». Secondo Maria Pia Ambrosetti (Helvethica), «la libertà di coscienza è un pilastro della democrazia. Il servizio civile è un segno di forza, non di debolezza: la prova che si può amare il proprio Paese con le mani tese, anziché con le armi».

Il comitato è composto da: Centro per la Nonviolenza della Svizzera italiana (CNSI), Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), Partito socialista, Verdi del Ticino, Partito Comunista, Helvethica Ticino. Maggiori informazioni, oltre ai formulari per firmare il referendum, sono disponibili sul sito www.zivildienst-retten.ch.

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