Cucina italiana patrimonio Unesco. «Una decisione che avrà ricadute sul Ticino»

Ne sono convinti esperti e operatori gastronomici: il riconoscimento italiano farà bene al Ticino. Forti legami culinari tra i due paesi.
LUGANO - La cucina italiana è entrata a far parte dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. Si tratta della prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua completezza. La decisione è stata presa all’unanimità dal Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
«Notizia straordinaria» - Una proclamazione accolta con gioia e interesse anche in Ticino. «Una notizia straordinaria», è il commento di Dany Stauffacher, fondatore di San Pellegrino Sapori Ticino. «Il nostro legame con il territorio italiano, in particolare quello Lombardo, è innegabile. Un riconoscimento di questo tipo non può che favorirci. Ricordiamo che l'80%-/90% dei cuochi che operano in Ticino sono italiani. E la cucina ticinese è parte della cucina lombarda e di quella italiana».
«Un rapporto che affonda le radici nella storia» - Un legame con radici profonde, ancorate nel passato, come sottolinea Marta Lenzi Repetto, storica della gastronomia: «È certamente dato dai numerosi cuochi italiani che si sono insediati qui e hanno declinato il sapere della cucina del Belpaese in chiave ticinese. Ricordiamo anche che, prima di essere un cantone svizzero, il Ticino era sotto l’amministrazione milanese».
La tradizione culinaria nostrana, continua Lenzi Repetto, «è strettamente connessa all’identità della penisola, in un rapporto che va oltre la semplice vicinanza geografica e affonda le sue radici nella storia e nella cultura». Tra le molte personalità eccezionali, spicca un nome emblematico: Maestro Martino, considerato il principe dei cuochi.
«Nella seconda metà del Quattrocento – racconta la storica – partì dalla valle di Blenio e andò a lavorare prima presso la corte di Milano e poi presso la corte papale a Roma. Quando tornò portò con sé tutta l’esperienza maturata in terra italiana».
Un contributo reciproco - Ma lo scambio transfrontaliero non riguarda solo Martino. «Ci furono una serie di maestri cioccolatieri che, sempre dalla Valle di Blenio, andarono in Piemonte, in Sicilia e in Toscana. Ne troviamo traccia ancora oggi in famose pasticcerie di Torino, Firenze, Catania... I legami sono tantissimi e il contributo è stato reciproco».
Anche i piatti comuni con la cucina lombarda parlano di questa continuità: «Il nostro risotto è un simbolo della cucina milanese. Ma condividiamo anche stufati e carni: i metodi di cottura sono molto simili. Ovviamente siamo influenzati dalla cucina lombarda e dal nord Italia, ma anche noi abbiamo dato il nostro contributo. Il bello del cibo è proprio questo: viaggia con le persone».
«Maestro Martino è un ottimo esempio», prosegue Lenzi Repetto, «è stato definito il primo cuoco moderno della storia proprio perché ha semplificato l’approccio culinario dell’epoca. Prima la cucina era molto complicata; lui ha portato la sua esperienza della valle, semplificando i sapori e facendoli conoscere in tutta Italia».
Non solo Italia, ovviamente: «Il Ticino e la Svizzera hanno scambi con tutta Europa. Siamo influenzati anche dalla cucina francese e dai paesi confinanti. Obiettivamente, la nostra caratteristica però è proprio l’appartenenza alla cultura mediterranea».
Il turismo ne gioverà - Per la storica il riconoscimento Unesco avrà anche ricadute concrete. «Questa proclamazione porterà sicuramente dei vantaggi non solo dal punto di vista culinario, ma anche turistico. Chi viaggia va alla ricerca dei cibi del luogo: è l’approccio più immediato per conoscere i sapori, gli usi e i costumi dei territori. Noi abbiamo chef stellati e tanto da offrire».



