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CANTONE«Alloggi fatiscenti, pasti scadenti: Argo fu la punta dell'iceberg»

20.02.19 - 07:01
La deputata Lisa Bosia Mirra mostra il lato oscuro della gestione migranti e sull'abbandono della politica dice: «Nessun rimpianto, una delle mie peggiori esperienze»
Tipress
Lisa Bosia in missione umanitaria a Berkasovo (Serbia)
Lisa Bosia in missione umanitaria a Berkasovo (Serbia)
«Alloggi fatiscenti, pasti scadenti: Argo fu la punta dell'iceberg»
La deputata Lisa Bosia Mirra mostra il lato oscuro della gestione migranti e sull'abbandono della politica dice: «Nessun rimpianto, una delle mie peggiori esperienze»

BELLINZONA - Tutti gli occhi puntati su Argo e poca voglia di porre rimedio alle magagne del “sistema asilo”. È questa la chiave di lettura che si ricava da alcuni recenti post su Facebook della deputata Lisa Bosia Mirra (Ps): «Quando lavoravo per Soccorso Operaio ero tenuta a segnalare all’Ussi (Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento) ciò che verificavo durante le visite nelle pensioni...». E ancora, «sono a disposizione - scriveva nel 2014 a Claudio Blotti, allora capo della Divisione sociale - per un incontro in cui posso tranquillamente dettagliare e denunciare un numero straordinario di abusi...».

Mai, mai una volta, scrive lei, sue segnalazioni siano state considerate. Che abusi venivano tollerati?

«Potremmo iniziare dalle pensioni e dagli alloggi che erano spesso inadeguati per accogliere le famiglie. Allora ci occupavamo principalmente di genitori con bambini piccoli - risponde Lisa Bosia Mirra -. I tentativi portare l’aiuto di un pediatra o di volontari venivano regolarmente disattesi. I pasti forniti erano inoltre spesso di qualità scadente. Argo è stata la punta dell'iceberg. Tutto ciò veniva settimanalmente segnato all’Ussi e da parte loro ignorato».

Con alloggi inadeguati cosa intende?

«Inadeguati per tipologia e struttura. Perché erano fatiscenti. Erano chiaramente alloggi non più utilizzati per il turismo, e ciò è anche comprensibile. Meno accettabile invece era il fatto che chi, non tutti, ma troppi, gestiva queste pensioni faceva un’ampia cresta su quello che il Cantone versava. Tutto ciò veniva segnalato da noi, ma nulla cambiava».

Le sue critiche sono però rivolte anche ai funzionari...

«Ricordo progetti, ad esempio, per l’inserimento di utenti presso laboratori protetti portati avanti con l’accordo dell’Ussi e poi naufragati in dirittura d’arrivo per mancanza del loro assenso. Sa qual era l’ottica?».

Quale?

«Quella del risparmio a tutti i costi, senza tenere conto delle ricadute sull’utente che non ha mezzi per muoversi, non conosce la lingua, ...».

Quali, invece, le responsabilità del vertice dipartimentale?

«Rilevo solo che investire risorse nei richiedenti l’asilo era politicamente poco pagante. Non lo si è voluto fare con tutte le conseguenze che si sono viste»

Dopo Argo, non fosse altro come scossa, la situazione oggi è migliorata?

«Ci sono ancora aspetti in chiaroscuro. L’impressione resta quella che alcuni compiti - allora in forma eclatante - siano stati affidati a persone senza alcuna competenza specifica. Non è elegante far nomi, ma ricordo operatori sociali improvvisati ma comunque chiamati a determinare la vita delle persone. Spostandole come pacchi. Più in generale ho notato questa tendenza a mettere in posizione di potere persone senza competenze adeguate per gestire delle questioni sociali».

Le sue critiche sono focalizzate sul “sistema pensioni”. Perché?

«Perché c’è anche una responsabilità del Cantone. Un’urgenza dura un anno, due. Al terzo non è più un’urgenza e il Dipartimento di Beltraminelli non è stato in grado di pensare a una soluzione a lungo termine per una gestione efficace. Era evidente che il “sistema pensioni” generava costi che andavano oltre il forfait versato dalla Confederazione».

Dopodiché bisogna considerare anche l’ostruzionismo di molti comuni nell’accogliere i migranti…

«C’è anche questo, ma non dimentichiamo che su questo ostruzionismo qualcuno ci ha guadagnato. In realtà i richiedenti l’asilo non creano problemi. Il deputato Germano Mattei di Montagna Viva ricorda come molto positiva l’esperienza di Peccia».

Peccia non è Riace...

«Ma in fondo erano partiti così anche nel comune calabrese. In un paese che si stava spopolando hanno deciso di fare della buona accoglienza. Riace dimostra che dove si investe con questo obiettivo si ottengono risultati. Con ricadute positive anche sulle persone del luogo».

Chiudiamo con uno sguardo al futuro e uno al passato. Ad aprile si chiude la sua esperienza politica. Che ricordo porterà con sé?

«Nessun rimpianto, è stata una delle peggiori esperienze della mia vita. Un bagno in una realtà triste che mi ha molto disillusa su ciò che la politica può realizzare. Continuo invece a credere nell’impegno civile a favore del benessere di tutti».

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