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CANTONEBosia Mirra, la difesa: «Non è colpevole, lei vittima di burn-out»

21.09.17 - 17:15
La procuratrice Margherita Lanzillo chiede invece la condanna a una pena pecuniaria, sospesa, di 8'800 franchi. La sentenza è prevista per giovedì prossimo
Ti Press
Bosia Mirra, la difesa: «Non è colpevole, lei vittima di burn-out»
La procuratrice Margherita Lanzillo chiede invece la condanna a una pena pecuniaria, sospesa, di 8'800 franchi. La sentenza è prevista per giovedì prossimo

BELLINZONA - «Lisa Bosia Mirra non ha agito a fine di lucro, ma unicamente a scopo umanitario». È in particolare su questo aspetto che fa leva, da parte sua, l’avvocato difensore Pascal Delprete, che - nel processo per ripetuta incitazione all'entrata, alla partenza e al soggiorno illegale - in via principale chiede il proscioglimento dell'imputata da tutte le imputazioni e un risarcimento di un franco simbolico per il torto morale (oltre al risarcimento delle spese legali di oltre 33'000 franchi). Davanti alla Corte della Pretura penale di Bellinzona, presieduta dal giudice Siro Quadri, la difesa sottolinea: «Bisogna comprendere il contesto in cui Bosia Mirra si muoveva: la crisi migratoria che ha colpito l’Europa negli ultimi due anni». Un contesto in cui migliaia di profughi si sono messi in viaggio verso quella che per loro era «una terra promessa», affrontando svariate difficoltà, «anche con l’aiuto fornito da persone come Lisa Bosia Mirra». Un aiuto che l’imputata avrebbe fornito soprattutto a minorenni non accompagnati, «una categoria soggetta a più pericoli».

Il burn-out dell’imputata – Di fronte alla tragedia di migliaia di migranti, a cui l’imputata ha assistito dapprima nei campi profughi in Serbia e in Grecia, poi anche a Como, Bosia Mirra è stata vittima di un burn-out. Lo sostiene il difensore sulla base di una valutazione psicologica agli atti. I comportamenti illegali andrebbero dunque ricondotti allo stato mentale, in cui l’imputata si sentiva si sentiva «impotente, smarrita e colpevole di essere una privilegiata».

Questione di Schengen – Il legale sottolinea, inoltre, che l’imputata non può essere ritenuta colpevole di incitazione all’entrata, alla partenza e al soggiorno illegale: «I migranti passavano da una frontiera interna a Schengen, che può essere attraversata liberamente secondo gli accordi, e soggiornavano su territorio elvetico meno di ventiquattro ore, poiché erano in transito verso la Germania» conclude.

La richiesta dell'accusa - In precedenza la procuratrice Margherita Lanzillo aveva invece chiesto la condanna a una pena pecuniaria, sospesa, di 8'800 franchi e a una multa di 1'000 franchi, confermando quindi le richieste già avanzate con il decreto d'accusa a cui si era opposta l'imputata.

La sentenza sarà comunicata giovedì 28 settembre alle 10.

 

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