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SVIZZERASe i motori si rompono dopo 100 ore di volo e non ci sono i pezzi per ripararli

09.05.23 - 20:37
Preoccupa l'epidemia di guasti (anche in casa Swiss) di tantissimi Airbus. E il rischio è che a pagare davvero siano i passeggeri
Reuters
Se i motori si rompono dopo 100 ore di volo e non ci sono i pezzi per ripararli
Preoccupa l'epidemia di guasti (anche in casa Swiss) di tantissimi Airbus. E il rischio è che a pagare davvero siano i passeggeri

ZURIGO - Arriva l'estate, la prima dopo la fine ufficiale della pandemia, e non si può dire che la flotta di Swiss sia proprio in splendida forma. Dei 30 Airbus A220 della compagnia almeno sei (e forse otto) sono fermi negli hangar per riparazioni.

Un problema? La compagnia, scrive il TagesAnzeiger, dice di no ma - la verità - è che tutto il settore attraversa un momento estremamente delicato con un numero davvero importante di velivoli costretti al suolo in tutto il mondo a causa di guasti a un particolare (e molto diffuso) tipo di motore.

La colpa, scrive il quotidiano zurighese, sarebbe da ricercare nelle officine dell'azienda americana Pratt & Whitney la cui ultima generazione di motori (largamente utilizzata sui popolari Airbus 220 e 330neo) è estremamente fallace con componenti hi-tech facili all'usura e alla rottura. Nei casi peggiori si parla di guasti manifestatisi già dopo circa 100 ore di volo. Solitamente un motore di un velivolo di questo tipo può sopportare anni di servizio senza interventi importanti.

Swiss non è quindi l'unica, anzi, è in buona compagnia. E se, da un certo punto di vista può tirare un sospiro di sollievo poiché già a febbraio ha annunciato una riduzione dei voli (dettata anche proprio da questi problemi di tipo tecnico), da un altro invece non può che incrociare le dita.

Già perché anche i partner a cui si affida solitamente per coprire i voli “scoperti”, non è che non abbiano i loro problemi. Se Helvetic Airways per ora sembra non accusare il colpo (vola con degli Embraer E190 e E195 e ha già ordinato due motori di scorta) lo stesso non si può dire della lettone Air Baltic che usa degli A220 e ha circa un quarto della sua flotta k.o. Unica soluzione possibile? Noleggiare da terzi altri aerei, pagando cifre profumate, per garantire il proprio servizio.

E intanto i pezzi di ricambio latitano e l'azienda statunitense fatica a tenere il passo con la domanda. «Non si può nascondere, abbiamo più problemi con i motori rispetto al passato», conferma il capo di Airbus, che spiega come la crisi potrebbe protrarsi fino a fine 2023.

E mentre le compagnie aeree fanno causa al produttore americano, a farne realmente le spese saranno i viaggiatori che finiranno per trovarsi su aerei pieni zeppi e - spesso e volentieri - parecchio più cari rispetto al pre-pandemia.

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