Michael Esposito ci ha parlato della sua esperienza nel calcio: «L'amichevole con l'Atalanta mi ha fatto capire una cosa...»
CADENAZZO - Quarto in classifica nel campionato di Seconda Lega, il Cadenazzo punta a concludere al meglio una stagione sin qui soddisfacente. Qualche infortunio di troppo e una panchina non molto lunga hanno precluso ai sopracenerini l'opportunità di dare seriamente fastidio a chi gravita ai vertici della graduatoria.
Addentriamoci nei meandri della formazione guidata in panchina da Gabriele Censi, con Michael Esposito – una sorta di "tuttocampista" della squadra – che in primo luogo ci ha raccontato i suoi primi passi nel mondo del calcio. «Gioco da quando avevo 5 anni, grazie a mio papà che mi faceva vedere le partite - ci ha detto proprio Esposito, al Cadenazzo dal 2021 dopo l'esperienza a Sementina - Vivevo in un paesino in provincia di Varese dove c’era un bar sempre molto affollato, nel quale trasmettevano gli incontri. È così che mi sono appassionato… Per me oggi il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti».
Sei anche un fruitore del calcio in TV?
«Preferisco di gran lunga praticarlo, ma capita spesso che mi "butti" sul divano per seguire le partite dei vari campionati. Vi dirò, negli ultimi tempi mi sto appassionando anche al calcio femminile, si sta espandendo sempre di più e mi diverto molto a seguirlo».
Com'è iniziata la tua carriera?
«Fino a 17 anni ho giocato in Italia, poi - proprio per il calcio - ho deciso di trasferirmi in Svizzera, dove sono arrivato da solo. È grazie al pallone che ho cominciato a instaurare le prime amicizie. Mi trovo molto bene qui, anche grazie al mio lavoro alle FFS, e non tornerei indietro».
Che ricordo hai dei primi anni?
«Quando ancora ero in Italia, ho avuto il piacere di disputare un’amichevole contro l’Atalanta. Erano i tempi di Stendardo, Denis, Maxi Moralez e Schelotto. È stata una delle esperienze più importanti e intense della mia carriera. In quell'occasione ho capito cosa significhi avere un altro passo. In particolare Maxi Moralez mi ha stupito, era imprendibile… Non avevo mai provato qualcosa del genere. Ma anche in Svizzera, quando giocavo a Sementina, affrontavamo il Lugano in un test estivo veramente interessante. Anche i bianconeri avevano tutt'altro passo rispetto a noi».
Arriviamo al presente: come vanno le cose a Cadenazzo?
«Mi trovo veramente bene. Ogni anno cerchiamo di mantenere un’ossatura, una sorta di zoccolo duro, ma non è facile. Nel girone di ritorno abbiamo avuto alcuni problemi di organico che inevitabilmente hanno influito sui risultati. Recentemente, infatti, abbiamo perso i due portieri titolari. Ma la nostra forza è il gruppo. A luglio eravamo partiti con quattro o cinque giocatori in organico e nulla era scontato, motivo per cui non ci eravamo prefissati alcun obiettivo se non la salvezza e la Coppa Ticino. Quest'ultima competizione è un po' il pallino del nostro presidente, visto che il Cadenazzo non l'ha mai vinta nella sua storia. Ma alla fine siamo usciti con il Morbio in una partita molto dubbia, nella quale alcuni episodi non ci hanno convinto. L'obiettivo, adesso, è raggiungere i 40 punti (ne mancano 4, ndr), soglia che questo club non ha mai raggiunto in Seconda Lega».
Che allenatore è Gabriele Censi?
«È un grande allenatore, il migliore che abbia avuto nella mia carriera. Lavora molto bene ed è molto bravo a fare gruppo. I suoi allenamenti sono molto vari. Difficilmente arrivi al campo che non hai voglia di lavorare».
Ti vedi a Cadenazzo ancora per molti anni?
«Sì, non ho motivo per andare via. Si è formato un ottimo gruppo, di amici ancor prima che compagni di squadra e con la società c'è un'ottima sintonia. L'obiettivo è quello di rimanere in Seconda e di continuare a fare bene. Vincere la Coppa Ticino sarebbe fantastico, ci permetterebbe di andare a giocare la Coppa Svizzera. Sarebbe un'emozione unica...».
Qual è la tua squadra del cuore?
«Sono juventino, ma mi dispiace tanto che in questi ultimi tempi non stanno dando tempo a nessuno per lavorare, penso ad esempio a Pirlo e Thiago Motta. Cambiando allenatore così tante volte si rischia di non dare mai un’identità alla società. Non da ultimo, non c’è più un Mister in cui i tifosi possono identificarsi… Come, per esempio, è successo negli ultimi anni a Bergamo con l'Atalanta».
Chi sono i tuoi idoli?
«Senza dubbio Alex Del Piero. Più recentemente, il mio calciatore preferito è stato Douglas Costa, un esterno veloce e con un tocco palla veramente incredibile. Diciamo che quando avevo 20 anni provavo a imitarlo. E poi Cristiano Ronaldo, il suo arrivo alla Juve mi ha fatto davvero impazzire di gioia. Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo allo stadio. Ad oggi, non vedo nessuno al suo livello e a quello di Messi».