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L’OSPITE - ARNO ROSSINI

«Giocatori esposti a un grande rischio»

«Amichevoli e Nations League inutili, anzi deleterie».
Keystone (foto d'archivio)
«Giocatori esposti a un grande rischio»
«Amichevoli e Nations League inutili, anzi deleterie».
Arno Rossini e il calcio internazionale in piena pandemia: «Avremmo comodamente potuto farne a meno».
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LEUVEN - A questo giro è molto facile, non ci si deve perdere tra mille opzioni ma scegliere solo tra due: è giusto giocare o era meglio fermarsi? Si parla ovviamente della Nazionale - delle nazionali - che, fermi i campionati, sazier&a...

LEUVEN - A questo giro è molto facile, non ci si deve perdere tra mille opzioni ma scegliere solo tra due: è giusto giocare o era meglio fermarsi? Si parla ovviamente della Nazionale - delle nazionali - che, fermi i campionati, sazierà la fame degli appassionati per una decina di giorni. La domanda è semplice: vista la situazione globale, non era il caso di fare un passo indietro?

«Non sono un virologo, non ho competenze particolari nel campo, quindi la mia opinione è sicuramente modesta - ha ammesso Arno Rossini - però mi pare scontato dire che questi match internazionali sono pericolosi. Si tolgono i giocatori dalla “bolla” dei club e li si manda in giro per l’Europa, a contatto con compagni “nuovi” e avversari diversi. Li si espone a un grande rischio. Grande e immotivato».

Per una volta niente “the show must go on”?
«Si trattasse dei campionati nazionali o stessimo parlando di Europeo o Mondiale, forse il gioco varrebbe la candela, avrebbe senso. Così però… avremmo comodamente potuto fare a meno delle prossime sfide della Nazionale». 

Anche quelle di Nations League?
«Le amichevoli sicuramente. E quelle non credo sarebbe stato nemmeno troppo difficile cancellarle. La Nations League è organizzata dalla UEFA quindi, salvo boicottaggio, una Federazione non può rifiutarsi di mandare la propria selezione. In questo caso è a Nyon che hanno perso un’occasione per mostrarsi sensibili e intelligenti. Per una volta puntare sulla salute invece che pensare a contar soldi non avrebbe fatto male. Anche perché, è giusto sottolinearlo, questa competizione ha un valore relativo. A livello di immagine, di prestigio ma anche economico. Porterà sicuramente milioni; ma è con l’Europeo che la UEFA fa miliardi».

A parte il semplice appassionato, pure qualche club ha storto il naso quando qualcuno dei suoi ha fatto le valigie.
«Già di solito non fanno salti di gioia… La realtà è che, in questa situazione, più che inutile a livello sportivo questa finestra internazionale è deleteria. I giocatori si muovono senza motivazione e i selezionatori e gli staff tecnici non possono ottenere indicazioni utili riguardo all’eventuale crescita del gruppo. Ma si deve fare, anche se a parte qualche dirigente di Nyon nessuno vuole». 

Altra nota stonata è la gestione delle positività. Lotomba (più un componente dello staff medico) è risultato positivo ma non si è parlato di quarantena generale come accade nei club.
«Credo che, trattandosi di competizione UEFA e tenuto conto della trasferta in Belgio, a Basilea abbiano “usato” il protocollo internazionale. In generale questo è comunque un problema perché il Medico cantonale di turno ha il potere di bloccare tutto. Servirebbe uniformità, ma non solo a livello nazionale: a livello continentale».

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