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L'OSPITERisanamento del San Gottardo, "I fatti parlano da soli"

23.10.13 - 18:14
Dimitri Loringett, Vezia
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Risanamento del San Gottardo, "I fatti parlano da soli"
Dimitri Loringett, Vezia

Negli scorsi giorni mi è stato recapitato per posta un pieghevole sulla cui copertina c’era la foto di una simpatica marmotta. Conoscevo il “problema” del risanamento della galleria autostradale del San Gottardo, ma finora non mi era chiara la questione delle stazioni di carico/scarico delle autovetture e automezzi atti a creare la cosiddetta “strada viaggiante”.

 

Ho apprezzato quindi l’iniziativa del Comitato promotore autore del pieghevole, un comitato politicamente trasversale, che ne sancisce quindi l’imparzialità. Ho seguito inoltre l’invito a guardare il video informativo che è stato preparato per spiegare in modo semplice e concreto le conseguenze della messa in servizio di simili stazioni. I fatti parlano da soli: la galleria autostradale verrà bloccata per tre anni, forse anche quattro o più ancora, e tutto il traffico commerciale e privato sarà costretto a ‘prendere il treno’.

 

Il Comitato sostiene la proposta del Consiglio federale per la costruzione di una galleria di “risanamento”: una seconda galleria a percorrenza bi-direzionale durante gli anni di chiusura di quella attuale, che diverrà in seguito uni-direzionale a lavori ultimati. I costi? Quasi uguali a quelli per la strada viaggiante.

 

I vantaggi? Nessun deturpamento del paesaggio alpino e garanzia dell’attuale capacità di transito sull’asse stradale del San Gottardo. Gli svantaggi? Francamente, non ne vedo. I contrari alla costruzione di una seconda galleria temono un aumento della capacità di transito, che sarebbe contraria alla Costituzione svizzera. Io vedo invece nella decisione del Consiglio federale una soluzione ragionata e mediatrice delle esigenze di più parti, in perfetta armonia con quanto sancito dalla Costituzione.

 

A mio avviso, i contrari alla seconda galleria stanno facendo il classico processo alle intenzioni. Inviterei costoro a guardare a quanto sta succedendo a poca distanza dal Ticino, sull’asse del Fréjus: non solo si sta lavorando sulla linea ferroviaria ad alta velocità (TAV) che collegherà i centri di Torino e Lione alle rispettive reti di treni veloci, ma anche sul raddoppio dell’attuale traforo autostradale. Di questo, curiosamente, non ne parla mai nessuno – immagino perché non è in discussione, come in Svizzera, per motivi ideologici.

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