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L'OSPITEI politici non devono obbedire ai tecnici

23.04.20 - 15:27
Aurelio Sargenti, già direttore del Liceo Lugano 2
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I politici non devono obbedire ai tecnici
Aurelio Sargenti, già direttore del Liceo Lugano 2

LUGANO - Come spesso ama fare il Commissario Montalbano, quando giunge alla quasi soluzione del caso, anch’io (si parva licit) vi racconto una storiella e poi mi direte se ci azzecco o se è una "fanfanteria".

Qual è la differenza tra un politico ritenuto abile, competente, avveduto, umile e uno considerato incapace, incompetente, imprevidente e superbo? (Ricorda la classificazione canonica, basata su un giudizio morale, dei vizi e delle virtù, poi stravolta da Machiavelli, inventore della politica come scienza). Che il primo studia il tema, ascolta il parere dei tecnici e degli esperti sulla questione, ne discute con i suoi stretti collaboratori per poi prendere le decisioni del caso; il secondo invece fa proprie le considerazioni tecniche degli specialisti e le trasforma tout court in decisioni politiche.

Così mi pare abbia fatto l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio. Il quale, “sentito il parere del medico cantonale”, ha cancellato le sedute di aprile e anche la sessione d’inizio maggio (4, 5, 6). «Con quasi due mesi di tempo il Parlamento non ha saputo organizzare una soluzione logistica capace di non soccombere alla paura del contagio»: come si fa a non dar ragione al direttore del Corriere del Ticino, Fabio Pontiggia? Si autorizza (giustamente) l’accesso ai negozi di alimentari, beni di prima necessità, ma non si è capaci di trovare uno spazio che possa accogliere, mantenendo la distanza sociale, 90 parlamentari?

Faccia il presidente del Gran Consiglio, on. Claudio Franscella, come ha fatto il Consiglio di Stato che, nonostante il parere contrario dei partiti e dei comuni , ha sospeso e poi annullato una votazione (per corrispondenza) già in corso da una decina di giorni (e sorvoliamo sull’infelice e poco democratica uscita dell’on. Gobbi, il quale disse in quell’occasione che «in fondo la maggioranza non era monolitica in quanto risicata»); assuma su di sé l’on Franscella, con gli altri membri dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, la decisione politica di riunire in sicurezza (e secondo le indicazioni del medico cantonale) il legislativo giustificandola col fatto che in uno Stato di diritto non è possibile sospendere la democrazia e sbarrare tutti i percorsi necessari per mantenerla ferma e salda.

I pareri dei tecnici servono ai politici per mettere su cammini il più possibile sicuri le loro decisioni, non per fermarle. Ancor più in un momento come questo, in cui le opinioni degli scienziati non sono concordi. Il politico avveduto farebbe questo: deciderebbe considerando gli aspetti istituzionali, tenendo conto delle raccomandazioni sanitarie, ma senza subirle passivamente. Il Parlamento non è un paziente, ma un organismo che ha l’obbligo di essere sempre vivo; in caso contrario si scivola nei pieni poteri in mano di qualcuno. Spero che questa riflessione non venga bollata come un’ulteriore “sterile e inutile” polemica.

Apprezzo, come molti, l’importante e non facile lavoro che in questo tragico periodo le nostre autorità politiche devono affrontare; ma ricordo che il compito principale affidato dai legislatori alla scuola pubblica e laica, da Stefano Franscini in poi, è quello di formare dei cittadini che siano in grado di assumersi le proprie responsabilità civiche e sociali. È stato Francesco de Sanctis a dire (e un bassorilievo a lui dedicato continua a ricordarlo agli studenti che passano nei corridoi del Politecnico federale di Zurigo): «Prima di essere ingegneri voi siete uomini». No, non mandiamo i cittadini in letargo; siamo invece contenti che essi rimangano vigili, attenti e propositivi. Per il bene della nostra democrazia.

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