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L'OSPITECassa malati: serve una cura da cavallo

08.10.19 - 06:00
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Candidato 2 – lista 8
Keystone - foto d'archivio
Cassa malati: serve una cura da cavallo
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Candidato 2 – lista 8

Anche l’anno prossimo i ticinesi dovranno fare i conti con l’ennesimo aumento ingiustificato dei premi di cassa malati. Il tema è caldo da ormai due decenni. Adesso è bollente. Il che è ben comprensibile. Nel 1996 il premio medio pro capite era di 176 Fr al mese, adesso è del doppio. E, secondo uno studio del Credit Suisse, i premi sono destinati a raddoppiare ulteriormente entro il 2040. Intanto in Ticino quasi la metà delle persone beneficia di un sussidio.

La questione delle riserve

Sta di fatto che i premi di cassa malati in Ticino sono eccessivi. Sono aumentati molto più dei costi sanitari. Questo anche a seguito dei noti travasi di riserve. Gli assicuratori malattia hanno inoltre formato riserve eccessive. Attualmente queste ammontano a circa 8 miliardi; la copertura è del 190% per l’assicurazione di base e del 266% per le complementari. E’ pacifico che le riserve in eccesso vanno restituite ai cittadini: sono state costituite con i loro premi. E’ il minimo. Ma al momento la restituzione è solo una facoltà dell’assicuratore. Non un obbligo. Al proposito, chi scrive ha presentato una mozione al Consiglio federale.
Rimediare è facilissimo: basta modificare un’ordinanza. Può farlo il governicchio federale, senza chiedere niente a nessuno. Inoltre, la restituzione non va effettuata a livello federale, come attualmente prescritto.
Va decisa a livello cantonale, dato che i premi vengono appunto fissati a livello cantonale. Ci sono cantoni in cui si paga troppo (ad esempio, il nostro) ed altri in cui si paga troppo poco per rapporto ai costi reali della salute. Sarebbe allora il colmo se chi ha già pagato troppo poco beneficiasse pure di ristorni di riserve formate con i premi di chi ha, invece, pagato in eccesso.

Totale opacità

Dato di fatto è che il sistema attuale manca del tutto di trasparenza:
- La formazione dei premi non è trasparente; non segue l’andamento reale dei costi. Nell’arco degli anni, i premi sono infatti aumentati molto più dei costi. Le casse malati detengono uno strapotere. Questo grazie anche ai parlamentari che sono contemporaneamente dei lobbisti degli assicuratori malattia. Si tratta, in prima linea, di deputati del PLR.
- La costituzione delle riserve non è trasparente, di fonda su parametri complicati oltre ogni dire. Inoltre si assiste ad un travaso da un Cantone all’altro.
- Nell’assicurazione di base, le casse malati non possono fare utili. Nelle complementari possono. Ma la contabilità non è trasparente.
- Nemmeno il calcolo dei sussidi – che sono un pilastro essenziale della LAMal, dal momento che essa non tiene in considerazione la forza finanziaria – è trasparente. Si basa su modelli teorici ambiziosi che poi rischiano di fallire all’atto pratico, ed infatti necessitano di continui correttivi.

Concorrenza?

Il sistema è dunque ampiamente lacunoso. La continua apposizione di cerotti (sulla gamba di legno) non ha portato miglioramenti. Anche perché a Berna, nelle camere federali come deputati e addirittura come membri delle commissioni parlamentari preparatorie che si occupano di politica sanitaria, abbondano i lobbisti delle casse malati. Come pure quelli dei fornitori di prestazioni mediche.

Che la concorrenza tra gli assicuratori non funzioni lo evidenzia il fatto che, da quando esiste la LAMal – legge targata P$$ - i premi non hanno fatto altro che aumentare. La concorrenza tra casse si riduce di fatto allo strapparsi l’un l’altra i “buoni rischi”, con campagne pubblicitarie i cui costi superano i 300 milioni di Fr all’anno.

Cassa malati pubblica

Dopo un quarto di secolo di flop, non è più possibile negare che occorre cambiare sistema. Ovvero, andare verso una cassa malati pubblica per l’assicurazione di base. Il modello potrebbe essere quello della SUVA. Si tratterebbe della panacea per tutti i mali? No. Ma ci sarebbe un miglioramento. Con una cassa pubblica, i premi seguirebbero i costi, ci sarebbe trasparenza nei conti e si risolverebbe il problema delle riserve eccessive.

Ma soprattutto: la cassa pubblica potrebbe essere alimentata con fondi della Banca nazionale per ridurre il peso dei premi sul groppone dei cittadini. La BNS, è bene ricordarlo, è una vera miniera d’oro. Il suo bilancio è quasi decuplicato nel giro di due decenni. Solo una percentuale minima degli utili viene distribuita. Nei primi tre mesi dell’anno, la BNS ha realizzato 38,5 miliardi di utili. Se si pensa che la somma totale dei premi di cassa malati è di 30 miliardi annui, ci si rende conto che la BNS potrebbe contribuire ad una diminuzione importante.

Due iniziative

Sul tavolo attualmente ci sono due iniziative popolari. La prima, targata PPD, chiede di introdurre un “freno alla spesa” sanitaria. Freno alla spesa vuol dire budget globali. Problema: cosa succede una volta esaurito il budget? Si smette di curare?
La seconda iniziativa è del P$$ e chiede che il premio di cassa malati non debba superare il 10% del reddito.

La proposta può sembrare allettante. Ma bisogna chiarire di cosa si sta parlando. Non di una diminuzione dei premi, non di una diminuzione dei costi sanitari. Semplicemente di un aumento dei sussidi. I costi andrebbero a carico della Confederella per 2/3 e dei Cantoni per il restante terzo. In altre parole: paga sempre il contribuente. Semplicemente, vengono alleggeriti i premi (per alcuni) ed appesantito il fisco per altri; in particolare per il solito ceto medio!

Per evitare aggravi fiscali, l’unica via è compensare i costi per l’aumento dei sussidi di cassa malati con risparmi equivalenti. Si tratta dunque di fissare delle priorità. Oppure si scivola nei tagli lineari.

Tre mosse

E come la mettiamo con i costi inutili? Secondo alcuni studi, un quarto della spesa sanitaria non serve alla salute, bensì ad ingrassare i vari fornitori di prestazioni. Essendo la spesa sanitaria di 83 miliardi all’anno, staremmo parlando di 20 miliardi di potenziali risparmi.

In più c’è l’annosa questione dei prezzi dei medicamenti pompati pro-saccoccia dalle multinazionali farmaceutiche.

E’ quindi evidente che occorre intervenire su vari fronti. Le tre mosse da compiere sono:
1) Cassa malati pubblica
2) Utilizzo degli utili della BNS per alleggerire i premi
3) Risparmi sul “grasso che cola” nel sistema sanitario. E i compiti li devono fare tutti gli attori coinvolti. Mica solo i pazienti!

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