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L'OSPITETassa di collegamento e semafori

17.05.19 - 09:59
Cleto Ferrari, comitato referendario
Ti Press (archivio)
Tassa di collegamento e semafori
Cleto Ferrari, comitato referendario

Cosa hanno in comune? Sono due misure emanate in questi ultimi quattro anni dalla direzione del Dipartimento del territorio e che hanno come obiettivo gli automobilisti. Entrambe le misure sono state oggetto di referendum. La tassa di collegamento va a colpire principalmente i lavoratori, in particolare il costo dei posteggi da loro usati, ma anche i commerci.  La maggior parte delle ditte in questi tre anni l’ha incassata anche se questa misura è ancora oggetto di ricorso. Si è dimostrata inefficace tanto che il Consiglio di Stato probabilmente non la richiederà per questi tre anni. Un’iniziativa del sottoscritto ancora pendente chiede di abolirla. Comunque è riuscita a rincarare il costo dei posteggi in tutto il Ticino. Tranne qualche Comune attento che ha capito che il costo della vita per i nostri abitanti, per il commercio e il turismo è già eccessivo, quasi tutti i Comuni a cascata hanno rincarato il costo dei posteggi pubblici.

La campagna che ha preceduto la votazione aveva cercato di mettere in contrapposizione esigenze di mobilità per lavoro e eccessivo uso del mezzo privato. Si è cercato anche di fare credere che questa tassa l’avrebbero pagata i frontalieri. Il Consiglio di Stato al posto di portare chiarezza sulle esigenze oggettive di mobilità privata dei propri cittadini che tra l’altro in gran parte vivono in vallate e colline difficili da raccordare con mezzi pubblici, ha generato parecchia confusione. Alla fine il risultato della votazione ha evidenziato un paese spaccato in due.

La semaforizzazione della tratta Quartino Cadenazzo va a toccare quasi trentamila passaggi giornalieri. È la risposta del Dipartimento del Territorio ad una mozione che chiedeva di creare 4 corsie per fare fronte alle esigenze di mobilità e ai i ritardi del nuovo collegamento A2A13.  Alla fine ci ritroviamo un progetto con esclusivamente due corsie e parecchi semafori. Nella campagna in corso il Consiglio di Stato cerca di mettere in contrapposizione le esigenze di transito, statisticamente con movimenti inferiori, rispetto alle esigenze del corposo comparto lavorativo e commerciale dell’intera regione. Si appoggia su perizie e simulazioni con dati gonfiati e cerca di illudere gli automobilisti di miglioramenti dei tempi di percorrenza a cui nessuno del posto, confrontato all’evidente saturazione, non ci crede più. Si utilizzano con disinvoltura i mezzi finanziari pubblici dimostrando incapacità di collaborazione con gli Uffici federali che gestiranno questa tratta che tra qualche mese diventerà proprietà della Confederazione. Insomma con soldi pubblici si cerca di promuovere una guerra tra poveri in quanto il locarnese è privo di un collegamento veloce già per scelte sbagliate del Consiglio di Stato il quale aveva voluto progettare la variante 95, da tutte le associazioni univocamente avversata, al posto di una variante 98 addirittura sottoscritta da tutte le associazioni ambientaliste e dei contadini. Dicono che le esperienze e la storia dovrebbe insegnarci qualcosa ma in questo dossier il locarnese dimostra il contrario. Si spera che il resto del Ticino in votazione aiuti a rigettare questa semaforizzazione, confidando nel fatto che i semafori sono invisi alla popolazione. Non a caso il Consiglio di Stato rinuncia a pronunciare il termine semafori e parla di “opere di fluidificazione”.

La tassa di collegamento pur non essendo ancora entrata in vigore in questi tre anni ha comunque rincarato parecchio il costo della vita al paese. Il progetto di semaforizzazione che se approvato probabilmente sarà anch’esso oggetto di ricorsi, potrebbe comunque generare la comoda illusione a Berna che il problema viario del transito nell’agglomerato del locarnese sia risolto e che quindi realizzare l’A2/A13 non sia prioritario (altri progetti di altri Cantoni da finanziare non mancano!).

Come cittadino dopo queste due esperienze politiche posso affermare senza ombra di dubbio che da un Consiglio di Stato ci si potrebbe attendere un livello di qualità d’informazione, uno stile migliore e un poco di etica professionale ma sarà anche questo un segno dei tempi.

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