Quei cinque contro le sostanze PFAS

Una proposta sottoscritta da Danimarca, Germania, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia vuole vietarle
BRUXELLES - Danimarca, Germania, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia hanno presentato all'Agenzia Ue per le sostanze chimiche (Echa) una proposta per vietare le sostanze polifluoroalchiliche (Pfas) ritenute spesso responsabili di problemi anche gravi alla salute umana.
I cinque paesi, guidati da un'iniziativa di Germania e Paesi Bassi, hanno dato avvio alla procedura che dovrebbe sfociare in un regolamento nel 2025, che obbligherà le aziende a cercare alternative ai Pfas, molto probabilmente a partire dal 2026/27. Vale a dire a circa 10'000 sostanze diverse attualmente in commercio e impiegate in moltissime lavorazioni, dai tessuti impermeabili alle padelle antiaderenti, dai cosmetici ai dispositivi medici.
I cinque stati propongono il divieto di produzione e commercializzazione, con deroghe per usi specifici limitate nel tempo. Per esempio, materiali da contatto con alimenti alternativi al Pfas sono allo studio ma non ancora disponibili e i cinque paesi propongono un divieto in 5 anni. Per lo stesso motivo, lo stop arriverà in 12 anni per alcuni dispositivi medici. Per la maggior parte degli altri usi, garantisce il rapporto, le alternative esistono.
I Pfas sono noti con la definizione di "forever chemicals", perché si accumulano nell'ambiente e possono essere assimilati dai tessuti umani. Un caso, noto a livello internazionale, di contaminazione da Pfas è quello documentato in Veneto, in provincia di Vicenza. Dove queste sostanze sono state ritenute responsabili di diversi e gravi problemi di salute causati a chi ne è venuto in contatto e le ha assimilate attraverso, ad esempio, la contaminazione dell'acqua. Il testo della richiesta sarà reso pubblico in mattinata sul sito dell'Agenzia Ue per le sostanze chimiche (Echa).




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