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MONDOVacilla l'equilibrio del terrore, negli arsenali troppe atomiche

02.03.22 - 06:00
Il numero esatto degli armamenti nucleari esistenti viene tenuto gelosamente segreto
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Vacilla l'equilibrio del terrore, negli arsenali troppe atomiche
Il numero esatto degli armamenti nucleari esistenti viene tenuto gelosamente segreto
L'attacco della Russia all'Ucraina ha spostato ulteriormente verso la mezzanotte l'orologio dell'Apocalisse

MOSCA - La mano sul fuoco si può metterla solo sulle due bombe sganciate ad Hiroshima e Nagasaki 77 anni fa. Avvolto dal mistero è invece l'esatto numero delle testate atomiche riposte nella pancia degli arsenali.  Di sicuro anche una è di troppo e la loro presenza, in questi giorni di conflitto tra Russia e Ucraina, tiene col fiato sospeso il mondo intero.

Le parole, o peggio le minacce, di Vladimir Putin sulle possibili controffensive ad un intervento dell’Europa o degli Stati Uniti in aiuto dell’Ucraina hanno fatto scattare l’allarme nucleare.

Il primato è russo, no degli Usa - Dall’epoca della guerra fredda Stati Uniti e Russia (allora Urss) detengono il primato sulle testate nucleari in loro dotazione. Le cifre sono appunto ballerine. Secondo la Federation of american scientists, organizzazione di ricerca no-profit fondata nel 1945 e composta da scienziati ed analisti, la Russia avrebbe il secondo arsenale nucleare al mondo: circa 4.500 testate, oltre ad altre 1.500 che sono però già smantellate o in via di smantellamento. Gli Usa hanno invece 5.500 bombe. La terza potenza atomica mondiale è rappresentata dalla Cina (350 testate); a ruota seguono la Francia (300); Regno Unito (215); Pakistan (150); India (140) e Corea del Nord (10). Secondo il Sipri - Stockholm International Peace Research Institute – invece gli arsenali atomici in mano ai diversi paesi sono così suddivisi: Russia: 6.225; Usa: 5.550; Cina: 350; Francia: 290; Regno Unito: 215; Pakistan: 165; India: 156; Israele: 90; Corea del Nord: 40.

Il pericolo sommerso - Sono stime perché è difficilissimo stabilire con certezza un inventario degli armamenti nucleari. Ci sono poi Paesi come l’Italia, che non possiede armi nucleari, ma partecipa al programma di «condivisione nucleare» della Nato. In base agli accordi dell’Alleanza atlantica, ci sarebbero una cinquantina di testate dislocate tra le due basi aeree militari di Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone). Quanto all’arsenale russo è dislocato tra le basi di Rostov, a Sud-Est dell’Ucraina; San Pietroburgo (a Nord) e Kalinigrad. Altri numeri, sempre concernenti la Russia, arrivano dal Bulletin of the Atomic Scientists pubblicato da Hans M. Kristensen e Matt Korda: 812 testate nucleari sono installate su missili balistici intercontinentale (Icbm), 576 su sottomarini lanciamissili e circa 200 su bombardieri. Circa altre 977 testate nucleari sono in magazzino, insieme ad altre 1.912 testate considerate “non strategiche”.

Tra i due fuochi - E dire che in passato, l’Ucraina, dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, è stata la terza potenza nucleare al mondo “ereditando” ben 1.900 testate nucleari dall’ex Urss. Vi ha rinunciato nel 1994 in seguito al Memorandum di Budapest. Infatti il deputato ucraino Alexey Goncharenko la scorsa settimana ai microfoni di Fox News, ha detto: «L’Ucraina è l’unica nazione della storia che ha rinunciato a un arsenale nucleare, che nel 1994 era il terzo più grande del mondo, con le garanzie di USA, Regno Unito e Russia. Dove sono queste garanzie? Noi ora siamo bombardati e uccisi». Da Mosca incalzano: «Il regime di Kiev cospira per sviluppare il suo arsenale atomico, è una minaccia alla sicurezza internazionale». Lo ha detto il ministro russo degli Esteri Serghei Lavrov nel videomessaggio con cui è intervenuto alla conferenza sul disarmo che si è svolta in queste ore Ginevra. «Stiamo lavorando per evitare l'emergere di armi nucleari in Ucraina», ha aggiunto Lavrov, secondo quanto scrive la Tass.

 

La lancetta sta a 100 secondi dall'Apocalisse
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nacque l’Orologio dell’Apocalisse, un’iniziativa ideata dagli scienziati americani che consiste in un orologio metaforico che misura il pericolo di un’ipotetica fine del mondo a cui l’umanità è sottoposta. Quest’anno compie 75 anni. Dal momento della sua creazione l’Orologio, durante la Guerra Fredda, fu impostato a sette minuti dalla mezzanotte; da allora, le lancette sono state spostate 22 volte. Il massimo divario è stato di 17 minuti tra il 1991 e il 1995. Se per anni le lancette dell’orologio dell’Apocalisse sono state ferme a due minuti dalla mezzanotte, ora, complice la pandemia, l’inquinamento e i venti di guerra dell’est, lo spostamento è stato di circa venti secondi in avanti. Siamo dunque a 100 secondi dalla "fine del mondo" perché, come rivelano gli scienziati, il pianeta Terra è attualmente «bloccato in un momento estremamente pericoloso».

 

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